venerdì 23 dicembre 2016

"Hanno ucciso mio figlio, ora uccidono me"

Per favore, leggete fino in fondo questa storia abominevole e aiutatemi a farla conoscere ad altri.
Lunedì scorso ho fatto gli auguri di buon compleanno a Maria Ciuffi, un’amicizia di Facebook che non conosco personalmente. L’ho anche invitata, come faccio di solito, a cliccare “mi piace” sulla mia pagina fb, e lei mi ha risposto così:
-          BUONGIORNO ALESSANDRO
-          LEGGO CHE SEI UN GIORNALISTA…. E TRA I MIEI AMICI
-          HAI MAI PENSATO DI SCRIVERE UN PEZZO SULLA MORTE DI MIO FIGLIO MARCELLO
-          GRAZIE
(…)
-          GRAZIE
-          MIO FIGLIO VIENE ARRESTATO PER TENTATO FURTO 9 MESI DI RECLUSIONE, HA SBAGLIATO è GIUSTO CHE PAGHI…. MI DICO DA MAMMA. VIENE CONDOTTO NEL CARCERE DI LIVORNO, PERCHE’ ABITAVA A LIVORNO MENTRE IO A PISA. DOPO QUATTRO MESI MUORE 11 LUGLIO DEL 2003 IO VENGO AVVERTITA IL GIORNO DOPO IL 12 ALLE 13,20 ERO APPENA TORNATA DAL LAVORO QUANDO IL TEMPO DI POSARE LA BORSA SUL TAVOLO SENTO SUONARE… ERA UNA ZIA CHE MICE MARCELLO è MORTO. CORRO AL CARCERE LE SUGHERE DI LIVORNO, MA IL DIRETTORE NON C’E’ IL COMANDANTE è IN FERIE. DOPO PIU’ DI UN’ORA MI RICEVE UN ISPETTORE CHE CON ARROGANZA MI CHIEDE COSA VOGLIO. RISPONDO VEDERE MIO FIGLIO. L’ISPETTORE DICE CHE NON è LI’ MA SI TROVA AL CIMITERO DEI LUPI DOVE è GIA’ IN ATTO L’AUTOPSIA.
-          CORRO MA è GIA’ INIZIATA E NON POSSO FERMARLA. A SETTEMBRE RIENTRA IL PM ROBERTO PENNISI DALLE FERIE. E LI’ VENGO A CONOSCENZA DELLE FOTO PER CASO
-          COSI’ CHIEDO DI AVERNE COPIA…. SI TROVANO SU GOOGLE
-          IL PM PENNISI INDAGO’ 2 GUARDIE PER OMICIDIO COLPOSO
-          MA IL 10 DICEMBRE DEL 2004 IL CASO VIENE ARCHIVIATO PER MORTE NATURALE O INFARTO
-          MI RIVOLGO ALLA PROCURA DI GENOVA E DENUNCIO IL PM PENNISI PERCHE’ VOGLIO LA RIESUMAZIONE MA LA PROCURA DICE SEMPRE NO
-          FINALMENTE HO OK. NON SOLO VIENE RIESUMATO MIO FIGLIO MA DI RIAPRIRE LE INDAGINI PERCHE’ CI SONO TROPPI ASPETTI OSCURI
-          METTO IL MEDICO LEGALE DI GENOVA SALVI MARCO
-          DOVE IL MEDICO LEGALE CHE L’AVEVA FATTA MESSO DALLA PROCURA NON DICE… MA TIENE NASCOSTE TANTE COSE
-          SI TROVANO 8 COSTE ROTTE LUI NE AVEVA SCRITTE 2
-          DELLE 8 UNA ERA VECCHIA… CIOE’ ERA STATO PICCHIATO DURANTE L’ARRESTO IN QUESTURA
-          2 DENTI ROTTI, POLSO SINISTRO ROTTO, MANDIBOLA SINISTRA ROTTA, STERNO FRATTURATO, 2 BUCHI UNO SOPRA IL SOPRACCIGLIO CHE TOCCA IL PIANO OSSEO
-          E UNO ALLA TESTA
-          MA NONOSTANTE LE NUOVE INDAGINI, IL CASO VIENE ARCHIVIATO NUOVAMENTE PER GRANDE INFARTO DALLO STESSO GIP MERANI RINALDO
-          PORTO AVANTI UNA BATTAGLIA… PIU’ GRANDE DI ME, MA DEVO AVERE UN PROCESSO LO DEVO A MIO FIGLIO E A ME
-          COSI’ DENUNCIO I MEDICI DEL CARCERE
-          SI RIAPRE…. E VIENE ARCHIVIATA L’ANNO SCORSO
-          PERCHE’ è TRASCORSO TROPPO TEMPO
-          IO CHE NON HO MAI SMESSO DI CHIEDERE URLARE GIUSTIZIA
-          FACENDO LO SCIOPERO DELLA FAME SOTTO LA PROCURA, IO CHE MI SONO VENDUTA L’AUTO, QUEL POCO ORO CHE AVEVO
-          PER PAGARE IL MEDICO LEGALE GLI AVVOCATI
-          IO CHE NON STO PIU’ BENE PER LO STRESS,,,,, HO PERSO IL MIO UNICO FIGLIO DI 28 ANNI
-          IO CHE MI PRESENTO FUORI DAL CARCERE PER METTERE UN MAZZO DI FIORI E UNA GUARDIA MI CHIEDE SE HO PAGATO IL SUOLO PUBBLICO
-          NON è POSSIBILE… OMERTA’, PAURA
-          ORARI DELLE GUARDIE CHE SONO TUTTI RITOCCATI
(…)
-          ORA DOBBIAMO RIAPRIRE
-          PERCHE’ ABBIAMO UNA FOTO CHE NON è MAI STATA MESSA AGLI ATTI
-          DENTRO IL BUCO CHE TOCCA IL PIANO OSSEO C’è DELLA VERNICE SCURA
-          CHE DOBBIAMO REFERTARE
-          DOVE NESSUN MEDICO LEGALE HA SCRITTO E FOTOGRAFATO NE HO DUE COPIE, UNA IO E UNA L’AVVOCATO
-          GRAZIE DI CUORE
-          ORA PER PAGARE IL MEDICO LEGALE DEVO FARE LE COLLETTE, DATO CHE HO PERSO IL LAVORO E NON HO PIU’ NIENTE
-          HANNO UCCISO MIO FIGLIO, ORA UCCIDONO ME

Ecco, questo è il racconto di Maria Ciuffi, che ho riportato testualmente. Suo figlio si chiamava Marcello Lonzi, su Internet si trova ogni cosa - anche le foto. Ho preso contatto con l’avvocato, che ha confermato tutto e che mi manderà la relativa documentazione. Mi dispiace di guastare così dolorosamente la vostra atmosfera natalizia, ma ho pensato che “riesumare” questa vicenda fosse strettamente il mio dovere. Queste sono le cose accadono, nel paese in cui viviamo: storie di ordinaria follia, di negata giustizia, di banalità del male.

martedì 20 dicembre 2016

Welby, l'uomo che scriveva da Dio

Nel decimo anniversario della morte di Piergiorgio Welby, ripubblico qui di seguito la mia recensione di “Ocean Terminal” (2010) il suo romanzo postumo, che nello stile ricorda Bukowski e Kafka. Il libro è stato recentemente riproposto dall'editore Castelvecchi. Accettate il mio consiglio: compratelo, leggetelo.

C’è molto Bukowski nel romanzo postumo di Piergiorgio Welby, il malato terminale che appellandosi al Presidente Napolitano e scrivendo “Lasciatemi morire”, sconvolse i sonni di politici clericali e alti prelati nell'autunno del 2006.
“Ocean Terminal” (170 pagine, 17,50 euro, Castelvecchi Editore) è un romanzo convulso, allucinato, a tratti schizoide. Il racconto è frammentario e procede a strappi. La prosa è cruda, iper-realistica, spesso violenta e oscena. Non mancano però pagine tenui, riflessive, in cui l’autore abbandona improvvisamente ogni aggressività per scivolare nei ricordi dolci dell’infanzia. Il labile confine fra prosa e poesia spesso è infranto di slancio: interi paragrafi sembrano scritti in versi, rivelando una tecnica di straordinaria potenza narrativa. Le parole che chiudono il romanzo (“Anche il dolore è muto questa notte”) sarebbero state un titolo altrettanto perfetto; e sono un endecasillabo.
Welby ci rimanda dunque a Bukowski – che infatti nel libro è citato quattro volte – ma ancor più a Kafka, in particolare a “La metamorfosi”, cui l’autore dedica un’amara riflessione: “Io sono sempre io e non avrò mai la fortuna di risvegliarmi scarafaggio, verme, grillo, ragno...”. Anche l’allucinato racconto iniziale (una specie di introduzione a sé stante) e molti altri spezzoni del romanzo sono di tipica impronta kafkiana, nel filone classico della letteratura fantastica.
“Ocean Terminal” è un libro autobiografico, ricco di riferimenti filosofici, artistici, religiosi, letterari, cinematografici, a testimonianza della vastissima curiosità intellettuale dell’autore e della sua cultura enciclopedica. Grandi protagonisti sono la droga, il sesso e naturalmente la malattia. La sofferenza fisica di Welby è all'origine del malessere psicologico ed esistenziale che lo porterà a sprofondare negli abissi della tossicodipendenza. Le corsie d’ospedale, le medicine, le iniezioni, le infermiere sono lo scenario della vita quotidiana. Il bisogno di amare è bruciante e carnale, il desiderio si manifesta in un senso del possesso irrefrenabile e spasmodico.

Alla fine il romanzo resta incompiuto: proprio l’impossibilità di continuare a scrivere, agli inizi del 2006, indurrà Welby alla richiesta di una “morte opportuna”, che otterrà il 20 dicembre grazie all'aiuto di Marco Pannella e di un medico coraggioso, Mario Riccio. Tuttavia il libro assolve alla sua missione, rivelandoci uno scrittore e poeta di eccezionale talento. Ringraziamo dunque ancora una volta Piero Welby: dicendo “amo la vita, voglio l’eutanasia”, egli ha prometeicamente strappato agli Dèi libertà e dignità per gli esseri umani; scrivendo questo romanzo, ha confermato il proprio valore letterario. Era un vero uomo, scriveva da Dio.

giovedì 15 dicembre 2016

"L'arte ormai perduta del dolce far niente"

"Secondo me, la religione appare nel momento esatto in cui perdiamo la fede nella notte e nella poesia". A dispetto del titolo, "L'arte ormai perduta del dolce far niente", di Dany Laferrière, è tutt'altro che un libro vacuo e superficiale. (...)
L'autore più citato, qui e nell'intero volume, è Borges, che Laferrière ama molto: Da qualche anno, per me Borges non è più di grande stimolo alla riflessione (lo conosco troppo bene). Piuttosto lo tengo accanto come un talismano, perché mi protegga dall'idiozia dilagante". (...)
"Il più bel viaggio nel tempo che io conosca è quello che ci permettono di fare i libri (...) L'arte è davvero l'unico tentativo serio di dare una risposta all'angoscia dell'uomo di fronte a quel mostro insaziabile che è il tempo".
La mia recensione completa a questo link:
http://www.ilfoglio.it/libri/2016/12/15/news/l-arte-ormai-perduta-del-dolce-far-niente-111096/

mercoledì 14 dicembre 2016

Caro Matteo, così non va

Il governo Gentiloni nasce all’insegna della mediocrità e della manovra politica di corto respiro. Il suo limite maggiore non è tanto nella “continuità” della formula e della maggioranza, bensì nel piccolo cabotaggio di molti personaggi, maggiori o minori, preoccupati della propria “pole-position” in vista della gara elettorale ormai data per imminente, e di nient’altro.
Intanto, il nuovo capo del governo è un uomo politico di terz’ordine: non è certo un leader, ma non è neppure un esponente di buon livello, apprezzato e stimato. Gentiloni è il tipico prodotto del sottobosco politico romano, l’addetto stampa che alle conferenze distribuiva ai giornalisti il comunicato con la dichiarazione virgolettata dell’”onorevole” (nel caso di specie, Francesco Rutelli). Stando nell’ombra del sindaco di Roma, poi fondatore della Margherita, Gentiloni è diventato deputato, poi ministro del governo Prodi, ma sempre lontano dai riflettori. Mai un guizzo di fantasia, un’iniziativa politica degna di nota, un solo episodio nel quale abbia dimostrato inventiva, personalità, carattere. Sempre super-paludato, super-prudente, super-attento a non dire e a non fare alcunché di significativo. Le solite manovrine dietro le quinte, i soliti giochini di partito, il solito piazzarsi con il potente di turno nel gioco delle correnti.
Che un personaggio così incolore potesse diventare ministro degli esteri, già aveva destato stupore, ma in fondo ci poteva stare. Il campo diplomatico non è forse quello della discrezione per eccellenza? (Ma Emma Bonino ha dimostrato che può anche non essere così).
Oggi, che Gentiloni sia arrivato addirittura alla guida del governo, suscita un senso di delusione, specie in chi aveva apprezzato il Matteo Renzi delle origini, quello che - vincendo sempre da solo contro tutti - era diventato via via presidente della Provincia, poi sindaco di Firenze, poi il “rottamatore” della Leopolda, poi segretario del Pd e infine capo del governo, nell’arco di pochi anni. E dopo tutto questo, dopo più mille giorni di governo, chi arriva? Paolo Gentiloni.
No, caro Matteo, così non va. Non era questo ciò che i tuoi sostenitori si aspettavano da te, anche nel momento della sconfitta. Cosa dire poi, caro Matteo, dei Lotti e delle Boschi, che come te avrebbero dovuto chiamarsi fuori, per cercare di rivincere al tuo fianco le primarie del PD, invece di trovare un piazzamento “visibile” nel nuovo dicastero…? Cosa dire di Alfano, che si sposta agli esteri per fare posto all’abile e scaltro Marco Minniti, già braccio destro di D’Alema e grande esperto di servizi segreti…? Non sarebbe stato meglio valorizzare uomini come Padoan, Calenda, Del Rio, oppure tentare di coinvolgere personalità di spicco, come Pierferdinando Casini o Emma Bonino…?
Poiché tutti i partiti di opposizione si sono chiamati fuori da qualsiasi ipotesi di accordo, è evidentemente strumentale la loro accusa di “continuità” con il governo precedente: è solo propaganda, demagogia, l’inizio della campagna elettorale.
La continuità non può essere rimproverata a Renzi. La mediocrità delle scelte adottate, invece, quella sì.


sabato 10 dicembre 2016

Un Mattarella "inconcepibile"

Come tutti sanno, Sergio Mattarella è un estremista della moderazione. Eppure se ne è uscito con un aggettivo, “inconcepibile”, che ha sorpreso e spiazzato una gran parte della politica italiana. Il termine, iperbolico, poco si addice al lessico del Quirinale, ingessato nel rigido protocollo istituzionale, e anche al linguaggio felpato del personaggio. Fra l’altro, definendo “inconcepibile” che si possa votare subito, senza una legge elettorale omogenea fra Camera e Senato, Mattarella dimostra di non essere affatto quello “yes man” silente nelle mani di Mattero Renzi, descritto dai suoi detrattori. Anzi. Ha messo subito un punto fermo alla crisi e l’ha incanalata dentro binari meno confusi.
Il personaggio è timido e introverso, un tipico cattolico del sud. Un siciliano dagli occhi chiari. Viene descritto come uomo “mite”, ma mite era anche Aldo Moro (per intenderci). La sua vita è stata segnata da dolori pubblici e privati indelebili: la morte del fratello maggiore, assassinato dalla mafia e spirato fra le sue braccia; la solitudine della vedovanza. Ma in questa circostanza, nel primo giorno della sua prima crisi di governo da Presidente, Sergio Mattarella si è confermato come uomo di Stato.
La sua decisone è giusta.
Una nuova legge elettorale è necessaria. L’attuale legge del Senato è il prodotto di una legge precedente (Porcellum) parzialmente modificata dalla sentenza della Corte costituzionale (Consultellum). La legge della Camera (Italicum) è stata concepita da Renzi non solo in funzione della riforma costituzionale bocciata dal referendum, ma anche pensando a uno scenario politico – quello delle Europee 2014 – che si è rivelato assolutamente evanescente e non realistico. Senza contare, sempre sull’Italicum, il nuovo pronunciamento della Corte annunciato per il 24 gennaio.
Di conseguenza, anche un nuovo governo è necessario, poiché quello di Renzi si è dimesso.
Avremo perciò un “governo di scopo”, cioè che dovrà fare una nuova legge elettorale, come si è detto “omogenea” per quanto è possibile fra Camera e Senato, poi molto verosimilmente ci saranno le elezioni anticipate, diciamo a giugno. Nel frattempo ci sarà il congresso del PD, anticipato di qualche mese, con la resa dei conti alle primarie fra Renzi e i suoi avversari. (Io sicuramente voterò per Renzi).
Chiunque sia il nuovo Presidente del Consiglio - il mediocre Paolo Gentiloni o altri – la discussione ora si sposterà necessariamente sulla nuova legge elettorale.

Dopo essere stati per un anno tutti costituzionalisti, nel prossimo semestre saremo tutti politologi e grandi esperti di sistemi elettivi. Facile previsione.

venerdì 9 dicembre 2016

Una breve assenza

Chiedo scusa a tutti per questa mia breve assenza dal blog, dovuta a qualche problema di salute davvero di poco conto. Sono convalescente, Oggi stesso, al più tardi domani riprenderò la pubblicazione delle mie considerazioni, che cercherò di scrivere con una certa regolarità. Grazie dell'attenzione con cui mi seguite, qui e su Facebook. Un caro saluto a tutti.

giovedì 1 dicembre 2016

Kierkegaard, "L'uomo dell'istante"

Sul versante più individuale ed esistenziale della rivoluzione romantica, incrociamo la vita dolente e sofferta di Soren Kierkegaard (1813-1855) gigante del pensiero ottocentesco, scrittore-filosofo permeato fino nell’intimo da un severissimo spirito religioso. Il connazionale Stig Dalager gli dedica una biografia in forma di romanzo. “L’uomo dell’istante” – ma il titolo originale “L’eternità dell’istante” è più aderente – narra la vicenda personale di un essere umano debole e fragile, prigioniero di un’educazione oppressiva, sessualmente represso e capace di amare solo con l’immaginazione. (...)
La mia recensione completa a questo link:
http://www.ilfoglio.it/libri/2016/11/30/news/l-uomo-dell-istante-108452/