giovedì 30 gennaio 2020

"Vite scritte", di Javier Marìas (Einaudi)


Pubblicato una prima volta nel ’92 e in edizione ampliata sette anni più tardi, “Vite scritte” è una splendida galleria dei più importanti romanzieri dell’8-900, selezionati in base a un singolare criterio: gli autori di cui si narra sono tutti morti, e nessuno è spagnolo. (...)
L’impianto originario del libro era dedicato a venti scrittori, in seguito l’autore ha aggiunto altre sei “Donne fuggitive” e una bella rassegna di ritratti: dalle pagine del volume i grandi romanzieri fissano il lettore con sguardo enigmatico. Di tutti Marìas parla in tono scherzoso e leggiadro, anche se confessa di non nutrire “alcun affetto” per tre di loro: Joyce, Mann e Mishima. (...)
Marìas, che oggi è uno degli scrittori più affermati del mondo e in odore di Nobel, spende parole comprensive e affettuose nei confronti di Oscar Wilde, mentre è tranchant nei confronti di Yukio Mishima, della sua vanità e di quella morte così spettacolare e narcisistica: “I posteri hanno sempre il vantaggio di godersi le opere degli scrittori senza la seccatura di doverli sopportare”. (...)

A questo link, la recensione completa di "Vite scritte", di Javier Marìas (Einaudi) pubblicata sul quotidiano Il Foglio di mercoledì 22 gennaio.