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una prima volta nel ’92 e in edizione ampliata sette anni più tardi, “Vite scritte” è una splendida galleria dei più importanti romanzieri
dell’8-900, selezionati in base a un singolare criterio: gli autori di cui si
narra sono tutti morti, e nessuno è spagnolo. (...)
L’impianto
originario del libro era dedicato a venti scrittori, in seguito l’autore ha
aggiunto altre sei “Donne fuggitive” e una bella rassegna di ritratti: dalle
pagine del volume i grandi romanzieri fissano il lettore con sguardo
enigmatico. Di tutti Marìas parla in tono scherzoso e leggiadro, anche se
confessa di non nutrire “alcun affetto” per tre di loro: Joyce, Mann e Mishima.
(...)
Marìas,
che oggi è uno degli scrittori più affermati del mondo e in odore di Nobel,
spende parole comprensive e affettuose nei confronti di Oscar Wilde, mentre è
tranchant nei confronti di Yukio Mishima, della sua vanità e di quella morte
così spettacolare e narcisistica: “I posteri hanno sempre il vantaggio di
godersi le opere degli scrittori senza la seccatura di doverli sopportare”.
(...)
A questo link, la recensione completa di "Vite scritte", di Javier Marìas (Einaudi) pubblicata sul quotidiano Il Foglio di mercoledì 22 gennaio.
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