Con
lo scorrere delle pagine, il doloroso percorso degli ebrei sefarditi si
ricompone, un tratto alla volta. I fratelli Castil, cacciati dalla Spagna di
Ferdinando e Isabella, approdano dopo lunghe peripezie a Gaza. Secoli più
tardi, quegli stessi ebrei egiziani devono emigrare verso la nuova Terra
d’Israele, dove altri ebrei di origine europea li trattano con pregiudizio e diffidenza.
L’Israele che li aspetta è quello dei kibbutz, una vita di sacrifici e duro
lavoro. I contrasti sono aspri, in un’epoca in cui i comunisti sono fedelissimi
a Stalin. (...)
“La
donna non avrebbe davvero messo al mondo un bambino in quelle condizioni. Il sensale dei matrimoni l’aveva ingannata.
Aveva detto: un divorziato, pieno di fervore religioso, un bell’uomo, non
grasso, non calvo, seduto su un terreno che vale milioni, e lei, una vergine di
trentadue anni, non bella, aveva subito accettato”.
A questo link, la recensione integrale di "Romanzo egiziano", di Orly Castel-Bloom (Giuntina) pubblicata sul quotidiano Il Foglio di mercoledì 9 ottobre.
https://www.ilfoglio.it/una-fogliata-di-libri/2019/10/09/news/romanzo-egiziano-279415/