mercoledì 3 marzo 2021

"Superuomo, ammosciati", di Diego Gabutti (Rubbettino)

Qui di seguito, la mia recensione di "Superuomo, ammosciati", di Diego Gabutti (Rubbettino, 204 pagg., 14 euro) pubblicata sul quotidiano Il Foglio di stamane.

“Chi prende Nietzsche in senso proprio, alla lettera, chi gli crede, è perduto”, disse Thomas Mann in una conferenza del 1947, all’indomani della tragedia europea. Lo stesso si potrebbe dire di Dostoevskij, il padre di tutti i nichilisti, osserva Diego Gabutti in questo suo nuovo divertissement, allegro ma non troppo, intorno alla teoria del superuomo e alle sue conseguenze politiche, letterarie, cinematografiche e fumettistiche.

Dopo 20 pagine di citazioni, molte delle quali spiazzanti, l’autore si lancia in una lunga e bizzarra galleria di personaggi e personaggetti, da Napoleone - il primo dei moderni leader carismatici – a Tarzan, a Superman, fino ai giorni nostri.

Sono davvero tanti, coloro che hanno preso Nietzsche troppo alla lettera, oppure che si sono proclamati nicciani senza prendersi la briga di leggere e di capire. L’interpretazione di Mussolini è “tamarra”, l’impresa di D’Annunzio a Fiume è grottesca: “Non è facile essere un superuomo in un mondo dotato di senso dell’umorismo”. Ancora oggi, “non c’è bisogno di aver letto Nietzsche per entrare nel fan club del superuomo. Basta un Bignamino, bastano un articolo di giornale o una voce di Wikipedia per imparare tutta la gaia scienza che serve a un tifoso dell’oltrepassamento (…) Anche la volontà di potenza, l’eterno ritorno e la Morte di Dio diventano una specie di ‘vaffa’ e si trasformano in fanfaronate”.

Sul fronte opposto, nel loro tentativo di costruire l’uomo nuovo, i marxisti non hanno scherzato. Anche il materialismo dialettico ha proclamato la morte di Dio, ma i grandi sforzi di Lenin, Trockij e di tutti gli altri, si sono materializzati nei panni di un “Onnipotente in carne e ossa e grandi baffi, chiamato a sedere sul Trono vacante del paradiso”, un Dio che ha avuto il potere di riscrivere la storia, la filosofia e la letteratura, disponendo liberamente della vita e della morte degli esseri umani.

Dunque, fino a quando non meriteremo, come ha scritto Borges, di vivere senza Stato, senza supervisioni o intermediazioni, ci dobbiamo rassegnare all’esistenza di un custode, e così sia. Perché “se ci credessimo degli eroi, non avremmo bisogno di evocare Superman e di ridacchiare alle battute di Iron Man. Non ci saremmo tirati addosso Hitler e Stalin. Usciremmo in massa da facebook. Avremmo imparato a diffidare dei bugiardi e degli adulatori”.

Invece – è la sarcastica conclusione di Gabutti - “qualcosa è andato storto, come su Kripton prima dell’esplosione: l’ignoranza è diventata una virtù, la coglioneria un blasone familiare”.