mercoledì 9 settembre 2020

"Addio Gary Cooper", di Romain Gary (Neri Pozza)

Qui di seguito, la mia recensione di "Addio Gary Cooper", di Romain Gary (Neri Pozza) pubblicata su Il Foglio del 22 agosto scorso. L'articolo non appare nell'edizione on line del quotidiano.

 Prosegue, da parte di Neri Pozza, la meritoria ripubblicazione dell’opera omnia di Romain Gary, uno degli scrittori francesi più interessanti e originali della seconda metà del Novecento.

“Addio Gary Cooper” è stato scritto fra il ’63 e il ’68, avverte l’autore, appartiene dunque al cosiddetto “periodo americano” di Gary, che fu – fra molte altre cose – anche console generale di Francia a Los Angeles, e che propone in questa occasione un romanzo per molti versi ispirato a Kerouac.

“Vuoi che te lo dica, Lenny? Gary Cooper è finito. Finito per sempre. Finita la storia dell’americano tranquillo, sicuro di sé e dei propri diritti, che è contro i cattivi e sempre per la giusta causa, che fa trionfare la giustizia e alla fine vince sempre. Addio, America delle certezze. Adesso c’è il Vietnam, le università che esplodono, i ghetti per i neri. Ciao, Gary Cooper”.

Un gruppo di giovani sciatori vive isolato in un impervio chalet sulle Alpi, chi per sfuggire ai tormenti esistenziali, chi per sottrarsi – è il caso di Lenny, il protagonista americano – alla guerra del Vietnam. I personaggi sono permeati da un infantilismo ribelle, a metà strada fra James Dean e Peter Pan. Sono cervellotici, lunatici, nevrotici, idealisti con un lessico tipico degli anni Sessanta. Alcuni sono artistoidi falliti e marginali, altri figli di papà che rifiutano i privilegi della società del benessere. Spesso danno vita a dialoghi impossibili.

“In questo periodo stanno inventando una nuova classe sociale: la gioventù. A che scopo? Per introdurre un diversivo nella vera lotta di classe, l’unica e sola. Stanno inventando una classe sociale della gioventù, all’interno della quale la borghesia e il proletariato dovrebbero solidarizzare. Un modo per neutralizzarci, insomma”.

Dopo una lunga ambientazione di sessanta pagine, il romanzo ha una svolta. Lenny scende dalla montagna e si stabilisce a Ginevra, in cerca di quattrini. Qui conosce la dolce e bellissima Jess e il libro assume le caratteristiche tipiche di una storia d’amore, dai contorni però molto enigmatici e inquietanti. La giovane coppia entra in contatto con la malavita organizzata e scherza con il fuoco, fino a farsi coinvolgere in un oscuro traffico di denaro sporco: un gioco troppo grande e pericoloso, per due giovani innamorati e apparentemente molto ingenui.

“Lui tirò un sospiro di sollievo. – Oh, per un momento ho avuto paura. - Che cos’ha contro la psicologia? - Niente… Ma quando sento odore di psicologia, cambio strada, tutto qui”.

Fortunatamente per loro, Gary è un grande romanziere, infinitamente più intelligente e scaltro dei suoi personaggi, e riuscirà a sorprendere il lettore con un finale mozzafiato e pieno di verve, in perfetto stile Grand Guignol.


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