Qui di seguito, la mia recensione di "Addio Gary Cooper", di Romain Gary (Neri Pozza) pubblicata su Il Foglio del 22 agosto scorso. L'articolo non appare nell'edizione on line del quotidiano.
“Addio Gary
Cooper” è stato scritto fra il ’63 e il ’68, avverte l’autore, appartiene
dunque al cosiddetto “periodo americano” di Gary, che fu – fra molte altre cose
– anche console generale di Francia a Los Angeles, e che propone in questa
occasione un romanzo per molti versi ispirato a Kerouac.
“Vuoi che te lo
dica, Lenny? Gary Cooper è finito. Finito per sempre. Finita la storia
dell’americano tranquillo, sicuro di sé e dei propri diritti, che è contro i
cattivi e sempre per la giusta causa, che fa trionfare la giustizia e alla fine
vince sempre. Addio, America delle certezze. Adesso c’è il Vietnam, le
università che esplodono, i ghetti per i neri. Ciao, Gary Cooper”.
Un gruppo di giovani
sciatori vive isolato in un impervio chalet sulle Alpi, chi per sfuggire ai
tormenti esistenziali, chi per sottrarsi – è il caso di Lenny, il protagonista americano
– alla guerra del Vietnam. I personaggi sono permeati da un infantilismo
ribelle, a metà strada fra James Dean e Peter Pan. Sono cervellotici, lunatici,
nevrotici, idealisti con un lessico tipico degli anni Sessanta. Alcuni sono
artistoidi falliti e marginali, altri figli di papà che rifiutano i privilegi
della società del benessere. Spesso danno vita a dialoghi impossibili.
“In questo
periodo stanno inventando una nuova classe sociale: la gioventù. A che scopo?
Per introdurre un diversivo nella vera lotta di classe, l’unica e sola. Stanno
inventando una classe sociale della gioventù, all’interno della quale la
borghesia e il proletariato dovrebbero solidarizzare. Un modo per
neutralizzarci, insomma”.
Dopo una lunga
ambientazione di sessanta pagine, il romanzo ha una svolta. Lenny scende dalla
montagna e si stabilisce a Ginevra, in cerca di quattrini. Qui conosce la dolce
e bellissima Jess e il libro assume le caratteristiche tipiche di una storia
d’amore, dai contorni però molto enigmatici e inquietanti. La giovane coppia
entra in contatto con la malavita organizzata e scherza con il fuoco, fino a
farsi coinvolgere in un oscuro traffico di denaro sporco: un gioco troppo grande
e pericoloso, per due giovani innamorati e apparentemente molto ingenui.
“Lui tirò un
sospiro di sollievo. – Oh, per un momento ho avuto paura. - Che cos’ha contro
la psicologia? - Niente… Ma quando sento odore di psicologia, cambio strada,
tutto qui”.
Fortunatamente
per loro, Gary è un grande romanziere, infinitamente più intelligente e scaltro
dei suoi personaggi, e riuscirà a sorprendere il lettore con un finale mozzafiato
e pieno di verve, in perfetto stile Grand Guignol.
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