La mia recensione di Elogio del petrolio, di Massimo Nicolazzi (Feltrinelli, 300 pagine, 19 euro), pubblicata sul quotidiano Il Foglio del 4 agosto scorso. Il testo non appare nell'edizione on line.
Massimo Nicolazzi è un avvocato, con una lunga carriera ai vertici di alcune fra le più importanti compagnie energetiche internazionali. Ma qui è autore di un libro che tratta di tutto, ad esclusione dei noiosi e pedanti aspetti giuridici e normativi.
“Elogio del petrolio” è un bel saggio di antropologia, storia economica, demografia, scienza e altro ancora, scritto in prosa brillante, divertente e ironica. Un testo divulgativo, che ci narra dell’energia “dal mammut all’auto elettrica” e ci informa di molte tecnicità, aiutandoci a riflettere su una questione cruciale della nostra epoca.
Il
libro è diviso in tre parti. La prima è un interessante excursus del cammino
umano, dal paleolitico alla rivoluzione industriale. La seconda è dedicata a
Sua Maestà il petrolio (e al suo fratello minore, il gas). L’autore stronca
senza mezzi termini le teorie del cosiddetto “picco del petrolio”, una tipica
costruzione mentale priva di riscontri empirici; e liquida altrettanto
nettamente l’ipotesi del “ricatto energetico”, rimasta impressa nell’immaginario
collettivo dopo il traumatico embargo del 1973. I decenni successivi parlano
semmai di embarghi a rovescio, imposti dai paesi consumatori ad alcuni
produttori, senza significative conseguenze sul prezzo, come dimostrano gli
esempi odierni di Libia, Venezuela e Iran.
Infine
Nicolazzi affronta gli argomenti di bruciante attualità: il riscaldamento
globale, le fonti rinnovabili, l’abbandono dei combustibili fossili. Anche se
questi ultimi dovessero rivelarsi sufficienti per i prossimi 200 anni,
l’innalzamento di livello dei mari, l’aumento della temperatura, l’inquinamento
atmosferico ci impongono di intraprendere una “transizione energetica”.
L’autore sembra propendere per la tesi della responsabilità umana, come causa dei
cambiamenti del clima.
“Il
nostro risk management assomiglia a un modello semplificato di scommessa di
Pascal. Se Dio non esiste, a comportarci come se esistesse abbiamo poco da
perdere; ma se esiste e ci comportiamo come se non esistesse, perdiamo tutto”.
Lo stesso ragionamento dovremmo applicare ai fenomeni che stiamo studiando, anche
se “non hanno nulla di soprannaturale”.
Le
strade attualmente percorribili sono note, ma impervie e incerte: la
riforestazione di vaste aree, il minor ricorso agli allevamenti bovini, l’insistenza
sulle fonti rinnovabili quali eolico, solare, biogas.
“Cambieremo
primo o poi il modo di addomesticare energia”, e dovremo “provare a praticare
un poco di noiosissimo riformismo atmosferico”. Con un’avvertenza, però:
tassare i fossili per finanziare le rinnovabili può portare a un iniquo aumento
delle tariffe, che penalizzerebbe i ceti meno abbienti e potrebbe portare a una
crisi di consenso.
Nessun commento:
Posta un commento