Gianroberto Casaleggio (1954-2016) imprenditore nel settore comunicazione,
è stato il co-fondatore di un movimento politico. Ma suo figlio Davide, chi è?
Che ruolo ricopre, e a che titolo?
Costui ha ereditato l’azienda paterna, e va bene. Ma ha
ereditato anche la leadership del “Movimento”? All’inizio ci si sentiva
rispondere: Davide è solo un consulente, esperto di comunicazione. Per la
verità, Grillo ci aveva provato anche con il padre, ma presto si era dovuto arrendere all’evidenza: senza la regìa di Casaleggio, il comico/cabarettista
non sarebbe mai arrivato a questi risultati. Perciò la co-leadership dell'imprenditore era stata riconosciuta, e la somiglianza con il “partito-azienda” di Berlusconi
sottaciuta. Presentato alla grande da Grillo, Casaleggio-padre interveniva dal
palco alle manifestazioni e, non essendo un grande oratore, invitava il
pubblico a scandire “Ber-lin-guer, Ber-lin-guer”. Pace ai sepolti.
Con Davide Casaleggio le cose sono andate più o meno allo stesso modo.
Inizialmente, gestiva solo la famosa piattaforma “Rousseau” (i grillini amano
la “volontà generale” e la democrazia totalitaria, e dunque Rousseau; della
libertà individuale e della separazione dei poteri, di Voltaire e di
Montesquieu, non parlano mai). Poi però cominciano a fioccare le interviste.
Il 3 aprile il Figlio del Fondatore dichiara al Corriere: “In autunno
sceglieremo il candidato premier”. Caspita che consulente. Il 20 maggio
affianca Beppe Grillo nella marcia Perugia-Assisi per il c.d. “reddito di
cittadinanza”. Domenica 11 giugno lo stesso Corriere fa uno scoop: “Grillo-Casaleggio, summit al ristorante”.
Summit? Il 14 giugno, dopo la sconfitta elettorale, Davide Casaleggio dichiara:
“Ora ci sarà meno pressione. Ecco le nuove regole”. Le nuove regole… per cosa?
Per selezionare i candidati e la classe dirigente del “Movimento”, dopo la
figuraccia di Genova. Dunque, nel Movimento, chi comanda è lui, che conta più di qualsiasi parlamentare e membro del "direttorio". Infine, venerdì 7 luglio, apprendiamo che M5S-Rousseau
hanno raccolto, congiuntamente, 22.500 euro di “donazioni”, esattamente allo
stesso titolo di tutti gli altri partiti. Per la precisione: 14.000 dal M5S
siciliano e 8.500 da tale Filippo Pittarello, che è un collaboratore dello
stesso Casaleggio. Dunque il M5S non ha uno statuto, per non assomigliare agli
altri partiti; però l’Associazione Rousseau sì, ce l’ha, sennò non potrebbe incassare i contributi.
Chiaro, no?
Quello che non è affatto chiaro è perché tanti elettori, simpatizzanti
e votanti di quel partito politico, inveiscano quotidianamente “contro i
partiti” e “contro i politici”. In particolare contro le “false primarie” del
PD e contro la “deriva autoritaria” di Matteo Renzi. Almeno il PD elegge il suo
segretario attraverso primarie aperte, alle quali hanno partecipato l’ultima
volta quasi due milioni di persone.
Ancora meno chiara è l’apertura di credito che tanti esponenti di “sinistra
sinistra”, in odio al PD e a Renzi, avanzano nei confronti del M5S. Gli
scissionisti lamentano la scarsa democraticità del PD, che pratica le primarie
aperte a tutti, e poi guardano con simpatia a un movimento politico che ha
avuto 37 parlamentari espulsi, nei primi due anni di legislatura. Che vergogna.
Con la leadership autocratica di Davide Casaleggio, il Movimento 5
Stelle si conferma un partito verticistico, ideologicamente
totalitario, tipicamente giustizialista e giacobino.
Un partito di incompetenti e avventuristi, pericoloso per il futuro della
democrazia italiana.
Una storia, forse, di fantaspolitica.
RispondiEliminaQuando nasce il M5S serpeggia in Italia il così detto "populismo". Nessun partito riesce a raccoglierlo con forza. Ci prova la Lega ma i risultati sono quello che sono.
Serve (a chi serve? questo lo lascio dire a te) un contenitore populista all'uopo. Come d'aòtronde è stato nel passato con DC, PCI, PSI, PRI poi FI DS/PDS/PD e molti altri: Contenitori popolari controllabili. E parlo della base, non solo dei parlamentari e dei vertici.
Casaleggio padre fonda il movimento e Grillo ne è l'icona popolare. Grillo pare il "fondatore" ma io credo che al di là di apparirlo non abbia alcun altro ruolo. Senz'altro non quello del leader effettivo.
Il caso, però, rompe le uova nel paniere, è Casalegggio padre muore.
Il figlio, che non ha senz'altro né il carisma né l'intelligenza del padre - ma che, se questa mia ipotesi fosse corretta - eredita la "proprietà" dell'iniziativa assume il ruolo paterno.
Il comico resta tale nel suo ruolo rappresentativo ma ora né lui né il nuovo leader hanno la forza dell'intelligenza dalla loro.
Il movimento, nel frattempo, si è formato e tenta di autosorreggersi. Ci riuscirà? Ne dubito.
E forse il "committente" si rivolgerà altrove.