Qui di seguito, la mia recensione di "Il Monte del Tempio. Ebraismo, Islam e la Roccia Contesa", di Yitzhak Reiter e Dvir Dimant (Ed. Guerini)
La recente visita del ministro della sicurezza di Israele, Itamar Ben Gvir, sulla Spianata delle Moschee, con le prevedibili reazioni rabbiose del mondo arabo-musulmano e i consueti “appelli alla prudenza” delle timorate cancellerie occidentali, ha reso di grande attualità la disputa politico-religiosa sulla ebraicità di Gerusalemme.
In
questo contesto, capita a proposito il bel saggio di due autorevoli studiosi
israeliani, Yitzhak Reiter e Dvir Dimant, intitolato appunto “Il Monte del
Tempio – Ebraismo, Islam e la Roccia Contesa” e pubblicato in Italia da Guerini
nel novembre scorso.
Nell’introduzione,
i due autori prendono le mosse dalla famigerata delibera Unesco del 2016 che,
in relazione a Gerusalemme, cita i luoghi religiosi della città, compreso il
Monte del Tempio e l’area prospicente al Muro del Pianto, unicamente con la
denominazione arabo-musulmana, indicandoli così implicitamente come luoghi
sacri all’Islam e ad esso soltanto. Quel testo, redatto da mani palestinesi e
giordane e poi presentato da sette Stati arabi, costrinse la direttrice Unesco
dell’epoca, Irina Bokova, a riconoscere che la delibera “arrecava un danno al popolo
ebraico”. In realtà l’Unesco, nel suo passato, aveva già all’attivo una lunga
serie di interventi e prese di posizione ostili a Israele.
Nel
primo capitolo si analizzano minuziosamente le fonti islamiche antiche, dalle
prime versioni scritte del Corano alla copiosa letteratura medioevale classica,
un consistente corpus di testi, tutti caratterizzati dal preciso riconoscimento
delle radici ebraiche del Tempio, costruito due volte dagli ebrei e due volte
distrutto - la prima dai babilonesi, la seconda dai romani.
Gli
stessi conquistatori musulmani di Gerusalemme riconobbero appieno la sacralità
per gli ebrei del Monte del Tempio, in coerenza con il Corano e con una pletora
di commentari successivi, che ne fanno esplicito riferimento come luogo ebraico:
insomma “la narrazione storica adottata dai musulmani recepiva la consueta
narrazione storica biblica”.
Il
secondo e terzo capitolo analizzano invece le fonti islamiche contemporanee. La
maggior parte è tesa a negare l’ebraicità del Monte del Tempio (e financo la
sua stessa esistenza) all’evidente fine della delegittimazione storica,
politica e religiosa di Israele; una minoranza invece ne riconosce il carattere
ebraico, ma si dedica a un’estrema minimizzazione di questo legame.
Tra
gli scritti presi in considerazione, alcuni mostrano di ignorare le fonti
classiche, altre di negarne l’autenticità o l’attendibilità. Secondo questo
composito fronte negazionista, il Monte del Tempio sarebbe una “cospirazione
sionista”, oppure “non si trovava in Palestina”, gli ebrei contemporanei non
sarebbero discendenti dagli antichi israeliti e così via, con tesi sempre più bizzarre,
fino a sostenere che “Abramo, Davide e Salomone sono figure islamiche”.
Contraddizioni
a parte, tutte queste teorie finalizzate a colpire Israele, attraverso la più
tipica eterogenesi dei fini producono però un effetto perverso: si rivelano un formidabile
boomerang per le fondamenta stesse della religione musulmana.
Sulla
base di tutta la teologia islamica, infatti, “l’Islam è da considerarsi una
continuazione della fede monoteistica di Abramo, sì che le personalità della Bibbia
Ebraica e del Nuovo Testamento, alcune delle quali trovano menzione
nel Corano, fanno parte della storia islamica”. Se così non fosse, non si
capirebbe come mai nel 692 i conquistatori musulmani avrebbero deciso di
costruire proprio lì, sulle rovine del Tempio ebraico, la magnifica Cupola
della Roccia. In realtà, concludono Reiter e Dimant, essi “si proponevano di
fondare l’Islam in quanto successivo e legittimo stadio dello sviluppo storico
di santificazione del monoteismo”.
In
altre parole, negando l’ebraicità di Gerusalemme e del Monte del Tempio, il
mondo arabo-musulmano contemporaneo mostra di voler segare il ramo dell’albero
sul quale esso stesso è seduto da secoli.
Molto interessante, grazie !
RispondiEliminaLibro e analisi molto interessanti, che aiutano a capire la storia, come tasselli, mai inutili.
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