martedì 7 giugno 2022

"Il rovescio dell'abito", di Marta Morazzoni (Guanda)

Qui di seguito, la mia recensione di "Il rovescio dell'abito", di Marta Morazzoni (Ed. Guanda) pubblicata sul quotidiano Il Foglio di mercoledì 1 giugno.

Parigi, 1932. La marchesa Luisa Casati Stampa di Soncino è rovinata. Una delle donne più ricche d’Europa ha dilapidato il suo immenso patrimonio in vestiti, feste, ricevimenti e altre frivolezze ancor più costose, naturalmente senza accorgersene, tutta concentrata com’era su sé stessa e sull’irresistibile necessità di manifestare la sua innata eleganza. Le dà la ferale notizia il fedele avvocato Bassi, amministratore scrupoloso e uomo impacciato, scosso nell’intimo da sentimenti timidi e confusi.

Come spesso accade in queste circostanze, con la ricchezza Luisa perde anche gli amici, in particolare “quel” tipo di amici: ammiratori, adulatori e imitatori invidiosi, incapaci di eguagliare una raffinatezza inarrivabile. Da parte dell’ex-marito, il marchese Camillo Casati, può aspettarsi solo irritazione e sarcasmo, nessuna solidarietà, e meno che mai nessun aiuto sostanziale. Del resto, la massa debitoria è tale da rendere impossibile qualsiasi tentativo di salvataggio.

“Perciò affonderà? azzardò a concludere la dama, esprimendo una preoccupazione che corrispondeva a un interiore, malcelato tripudio, sebbene nemmeno nel profondo di sé lo avrebbe ammesso. Ma nella comunità compatta dei ricchi, da cui il favoloso mondo della marchesa Casati era stato accolto sempre con indulgenza sospettosa, la bomba esplosa in quei giorni faceva correre un brivido di inconfessato piacere. Più nelle donne che negli uomini, bisogna riconoscerlo”.

Luisa si rifugia nella malinconia e vaga nei ricordi. Riemergono le galanterie di Gabriele D’Annunzio, le pose per i ritratti di Boldini - il più noto è in copertina del libro - e soprattutto i vestiti creati da Olga, la sua umile e fedele sarta personale. Vendere per monetizzare qualcosa risulta impraticabile ma, fra i molti oggetti preziosi si salva dal sequestro una magnifica collana di rarissime perle nere. Il gioiello, che vale una fortuna, diviene esso stesso centro e anima del romanzo, un tappo di sughero fra i marosi dell’oceano in tempesta.

Fra i due uomini, il Bassi e il Casati, nasce una sorta di amicizia virile, nella quale ciascuno mostra con cautela le proprie fragilità. Sarà la sontuosa collana di perle nere a rivelare i sentimenti inconfessabili dell’uno e dell’altro.

Nella pagina introduttiva, Marta Morazzoni confessa: “Credevo non fosse da me addentrarmi nel mondo che lei ha impregnato del suo egocentrismo, ma mi sono affacciata sulla soglia, ho dato più di un’occhiata e ho dovuto ammettere che il contagio c’è stato”.

 

Nessun commento:

Posta un commento