Qui di seguito, la mia recensione di "Il rovescio dell'abito", di Marta Morazzoni (Ed. Guanda) pubblicata sul quotidiano Il Foglio di mercoledì 1 giugno.
Parigi,
1932. La marchesa Luisa Casati Stampa di Soncino è rovinata. Una delle donne
più ricche d’Europa ha dilapidato il suo immenso patrimonio in vestiti, feste,
ricevimenti e altre frivolezze ancor più costose, naturalmente senza
accorgersene, tutta concentrata com’era su sé stessa e sull’irresistibile necessità
di manifestare la sua innata eleganza. Le dà la ferale notizia il fedele
avvocato Bassi, amministratore scrupoloso e uomo impacciato, scosso nell’intimo
da sentimenti timidi e confusi.
Come
spesso accade in queste circostanze, con la ricchezza Luisa perde anche gli
amici, in particolare “quel” tipo di amici: ammiratori, adulatori e imitatori invidiosi,
incapaci di eguagliare una raffinatezza inarrivabile. Da parte dell’ex-marito,
il marchese Camillo Casati, può aspettarsi solo irritazione e sarcasmo, nessuna
solidarietà, e meno che mai nessun aiuto sostanziale. Del resto, la massa
debitoria è tale da rendere impossibile qualsiasi tentativo di salvataggio.
“Perciò
affonderà? azzardò a concludere la dama, esprimendo una preoccupazione che
corrispondeva a un interiore, malcelato tripudio, sebbene nemmeno nel profondo
di sé lo avrebbe ammesso. Ma nella comunità compatta dei ricchi, da cui il
favoloso mondo della marchesa Casati era stato accolto sempre con indulgenza
sospettosa, la bomba esplosa in quei giorni faceva correre un brivido di
inconfessato piacere. Più nelle donne che negli uomini, bisogna riconoscerlo”.
Luisa
si rifugia nella malinconia e vaga nei ricordi. Riemergono le galanterie di
Gabriele D’Annunzio, le pose per i ritratti di Boldini - il più noto è in
copertina del libro - e soprattutto i vestiti creati da Olga, la sua umile e
fedele sarta personale. Vendere per monetizzare qualcosa risulta impraticabile
ma, fra i molti oggetti preziosi si salva dal sequestro una magnifica collana
di rarissime perle nere. Il gioiello, che vale una fortuna, diviene esso stesso
centro e anima del romanzo, un tappo di sughero fra i marosi dell’oceano in
tempesta.
Fra
i due uomini, il Bassi e il Casati, nasce una sorta di amicizia virile, nella
quale ciascuno mostra con cautela le proprie fragilità. Sarà la sontuosa
collana di perle nere a rivelare i sentimenti inconfessabili dell’uno e
dell’altro.
Nella pagina introduttiva, Marta Morazzoni confessa: “Credevo non fosse da me addentrarmi nel mondo che lei ha impregnato del suo egocentrismo, ma mi sono affacciata sulla soglia, ho dato più di un’occhiata e ho dovuto ammettere che il contagio c’è stato”.
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