Qui di seguito, la mia recensione di "Uccidere il tiranno", di Aldo Andrea Cassi (Salerno Editrice) pubblicata sul quotidiano Il Foglio di ieri.
Aldo
Andrea Cassi è uno storico del diritto, ed è in un’ottica specificamente
giuridica che egli analizza, in un agile excursus, la storia dei tirannicidi
nel corso dei secoli.
Nell’Atene
di Solone, Pisistrato conquista abilmente il potere e si comporta da primo
“tiranno” della storia: i suoi figli Ipparco e Ippia ne pagheranno il fio. Ma
il grande, celebre episodio dell’antichità, paradigmatico del tirannicidio, è l’uccisione
di Cesare, ricostruita qui con grande rigore storiografico. Secondo Svetonio e
Cicerone, Cesare fu ucciso “giustamente” (iure caesus) cioè secondo
diritto. Questa continua ricerca della “legalità”, cioè di una giustificazione
giuridica e morale al tirannicidio, è il filo rosso che la civiltà insegue nel
corso dei secoli.
Secondo
San Paolo “ogni potere discende da Dio”, di conseguenza “chi si oppone
all’autorità, resiste all’ordine di Dio”; viceversa, per Giovanni di Salisbury,
il tirannicidio può essere “giusto, onorabile, financo un atto di pietà”. Dopo
Marsilio, Ockham e vari altri, verrà finalmente Machiavelli a liquidare con
parole definitive l’intera scientia iuris medioevale.
Il
Principe, infatti, non fa menzione alcuna di tiranni: la
distinzione fra principe e tiranno non trova cittadinanza in Machiavelli. Per
il fondatore del pensiero politico moderno, la sfera politica rivendica una
netta indipendenza dalla giurisprudenza, dalla teologia e persino dall’etica. Di
tirannia però egli parla nei Discorsi, constatando con disincanto che i
tirannicidi finiscono quasi sempre male.
Intanto
gli esempi abbondano, da Carlo I d’Inghilterra (1649) che finisce sul patibolo
al termine di un processo “legalitario”, a Luigi XVI che viene processato in totale
spregio di tutte le garanzie conquistate con la Rivoluzione. Molti sovrani sono
uccisi per mano di rivoluzionari e anarchici: lo zar Alessandro II (1881) la
mitica “Sissi” (1898) Umberto I (1900). Seguono a ruota l’Arciduca d’Austria (Sarajevo
’14) e lo zar Nicola II nel 1918, quest’ultimo per mano dei bolscevichi. Lenin
scrive: “Questo potere non riconosce alcun altro potere, alcuna legge, alcuna
norma”. Si inaugura così l’epoca dei totalitarismi, in cui il “sovrano” è rappresentato
da uno Stato con poteri illimitati.
Dopo i conflitti mondiali, riprendono i tentativi del diritto internazionale di dare una legittimazione giuridica alla deposizione dei dittatori. Le guerre in Kosovo, Iraq e Libia cercano faticosamente un riconoscimento legalitario, per “fare cessare il massacro delle popolazioni civili”, ma anche l’azione di ripristino della legalità internazionale si presta a poteri discrezionali e scelte arbitrarie.
Se non sbaglio, Litta, John Milton provò a giustificare il regicidio di Carlo I in Inghilterra. Del resto John Milton apparteneva alla fazione puritana, e conosceva Oliver Cromwell.
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