giovedì 22 aprile 2021

"Il guardiano", di Peter Terrin (Iperborea)

Qui di seguito, la mia recensione di Il guardiano, di Peter Terrin (Iperborea) pubblicata sul quotidiano Il Foglio di mercoledì 21 aprile.

Harry e Michel sono due guardie armate. Vivono alla luce del neon, nel seminterrato di un grattacielo di lusso, sorvegliando ossessivamente il cancello di ingresso e assolvendo il loro compito quotidiano con gesti ripetitivi e monotoni. Possono spiare il mondo esterno solo attraverso una sottile fessura nel muro, che odora di metallo e cemento. Annusano l’aria, come i cani da guardia.

All’improvviso, gli abitanti del condominio fuggono dal palazzo - tutti tranne uno. Cosa sia successo, non è dato di sapere: una violenta sommossa, un virus, un’eco-catastrofe? I due hanno la sensazione che l’Organizzazione li abbia abbandonati al loro destino. O forse li sta mettendo alla prova?

Peter Terrin, autore olandese di varie opere teatrali, propone un romanzo apertamente ispirato al teatro dell’assurdo. Per l’atmosfera claustrofobica e l’attesa snervante, “Il guardiano” ricorda in particolare “Il calapranzi”, di Harold Pinter.

“Quando io e Harry ci parliamo è come se recitassimo in una piéce in teatro (…) Due sottomarini nelle profondità oceaniche che individuano la reciproca presenza usando l’ecoscandaglio”.

Ogni giorno, Michel conta e riconta nevroticamente le scatole delle pallottole in dotazione, e le pallottole in ciascuna scatola. Poi entrambi scaricano le pistole e ricontano le quindici cartucce a testa a disposizione. Poiché nessuno ha tirato un colpo, il totale della scorta di magazzino è sempre lo stesso, “più trenta”.

Dei due, Harry è il capo, esaltato e fanatico. Viceversa Michel, l’io narrante, è passivo e remissivo, succube del brusco collega. Harry è autoritario e impositivo, Michel ordinato e metodico, fissato su dettagli insignificanti e turbato dagli incubi. “Ho bisogno di tenere il mio ambiente ordinato, sgombro, in modo che i miei pensieri riescano a trovare un luogo sereno in cui distendersi e riposarsi”.

Ogni settimana, i due colleghi accolgono il furgone dei rifornimenti con le pistole spianate, appostati ai lati del cancello, in un crescendo assurdo e paranoico destinato a un epilogo inevitabilmente fuori controllo.

“Succederà prima o poi che io e Harry saremo assediati da mute di disperati, mutilati in modo ripugnante, che porteranno il loro attacco lentamente e con pazienza disumana, grattando il cemento per mesi con cacciaviti e coltellini finché la scanalatura cederà e, unendo le loro forze, riusciranno a spostare quanto basta il cancello? Riusciremo a mantenerci sani di mente fino a quel momento, e a sparare solo quando avremo il nemico davanti?”.

1 commento:

  1. un libro assurdo, stando a quello che scrivi, non lo leggerei mai. oggi ho comprato un libro di Paolo Ricca, sulla Riforma protestante.

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