Qui di seguito, la mia recensione di Il guardiano, di Peter Terrin (Iperborea) pubblicata sul quotidiano Il Foglio di mercoledì 21 aprile.
Harry e Michel sono due guardie armate. Vivono alla luce del neon, nel seminterrato di un grattacielo di lusso, sorvegliando ossessivamente il cancello di ingresso e assolvendo il loro compito quotidiano con gesti ripetitivi e monotoni. Possono spiare il mondo esterno solo attraverso una sottile fessura nel muro, che odora di metallo e cemento. Annusano l’aria, come i cani da guardia.
All’improvviso,
gli abitanti del condominio fuggono dal palazzo - tutti tranne uno. Cosa sia
successo, non è dato di sapere: una violenta sommossa, un virus,
un’eco-catastrofe? I due hanno la sensazione che l’Organizzazione li abbia
abbandonati al loro destino. O forse li sta mettendo alla prova?
Peter
Terrin, autore olandese di varie opere teatrali, propone un romanzo apertamente
ispirato al teatro dell’assurdo. Per l’atmosfera claustrofobica e l’attesa
snervante, “Il guardiano” ricorda in particolare “Il calapranzi”, di Harold
Pinter.
“Quando
io e Harry ci parliamo è come se recitassimo in una piéce in teatro (…) Due
sottomarini nelle profondità oceaniche che individuano la reciproca presenza
usando l’ecoscandaglio”.
Ogni
giorno, Michel conta e riconta nevroticamente le scatole delle pallottole in dotazione,
e le pallottole in ciascuna scatola. Poi entrambi scaricano le pistole e
ricontano le quindici cartucce a testa a disposizione. Poiché nessuno ha tirato
un colpo, il totale della scorta di magazzino è sempre lo stesso, “più trenta”.
Dei
due, Harry è il capo, esaltato e fanatico. Viceversa Michel, l’io narrante, è
passivo e remissivo, succube del brusco collega. Harry è autoritario e
impositivo, Michel ordinato e metodico, fissato su dettagli insignificanti e
turbato dagli incubi. “Ho bisogno di tenere il mio ambiente ordinato, sgombro,
in modo che i miei pensieri riescano a trovare un luogo sereno in cui
distendersi e riposarsi”.
Ogni
settimana, i due colleghi accolgono il furgone dei rifornimenti con le pistole
spianate, appostati ai lati del cancello, in un crescendo assurdo e paranoico
destinato a un epilogo inevitabilmente fuori controllo.
“Succederà prima o poi che io e Harry saremo assediati da mute di disperati, mutilati in modo ripugnante, che porteranno il loro attacco lentamente e con pazienza disumana, grattando il cemento per mesi con cacciaviti e coltellini finché la scanalatura cederà e, unendo le loro forze, riusciranno a spostare quanto basta il cancello? Riusciremo a mantenerci sani di mente fino a quel momento, e a sparare solo quando avremo il nemico davanti?”.
un libro assurdo, stando a quello che scrivi, non lo leggerei mai. oggi ho comprato un libro di Paolo Ricca, sulla Riforma protestante.
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