sabato 2 gennaio 2021

"Io sono del mio amato", di Annick Emdin (Astoria)

Qui di seguito, la mia recensione di "Io sono del mio amato", di Annick Emdin (Astoria, 220 pagine, 17 euro) pubblicata sul quotidiano Il Foglio di giovedì 31 dicembre. 

Commuove, intriga e diverte, il bel romanzo d’esordio di Annick Emdin (1991) scrittrice di talento ma anche drammaturga, sceneggiatrice, regista teatrale, sicuramente destinata a una brillante carriera letteraria.

La trama corre lungo il duplice binario di due vite parallele: quella di Chaim Kogan, che ha 19 anni nel 1941, in un’Europa orientale sconvolta dall’occupazione nazista; e quella di suo nipote Levi, che ha la stessa età nel 1995, in Israele.

Nello shtetl di Borislaw, Chaim sta per convolare a nozze con la bella Miryam, quando improvvisamente, al momento del bacio, un proiettile uccide la sposa. L’attacco dei nazisti trasforma la festa in un’orrenda strage. Solo pochissimi riescono a scampare al massacro, nel fuggi fuggi generale, fra urla e invocazioni strazianti. Infine, tutto resta avvolto in un silenzio di morte.

Più di mezzo secolo dopo, un giovane ebreo ortodosso sale su un autobus a Gerusalemme. Levi Kogan è un charedi timido e impacciato: una soldatessa gli sorride, lui abbassa pudicamente lo sguardo. Un’altra ragazza, dall’aria nervosa, si spinge frettolosamente verso il fondo del mezzo. La giovane in uniforme, che gli sta proprio accanto, d’improvviso urla, lo strattona, lo getta a terra e lo copre con il suo corpo, mentre quella che era passata poco prima si fa esplodere, provocando una strage. Levi è vivo per miracolo, Yael gli ha salvato la vita. Di lì a poco, se ne innamora perdutamente

Tutto il romanzo procede così, a capitoli alterni, rimbalzando fra passato e presente, fra nonno e nipote. La storia tragica e dolorosa di Chaim si dipana in una spasmodica lotta per la sopravvivenza, da una foresta a una fattoria, fino ad Auschwitz; in Israele invece emerge il contrasto inconciliabile fra lo stesso Chaim, ormai vecchio patriarca, e il suo giovane nipote, deciso a rompere con famiglia e comunità per obbedire alle ragioni del cuore. Levi si muove come un marziano là fuori, nel mondo “normale”, fra famiglie allargate, alcol, cibo proibito, sesso e trasgressioni varie.

Lo scontro religioso e generazionale fra comunità chiuse e giovani che scelgono libertà, (reso celebre da fortunate serie televisive come Unorthodox e Shtisel) sembra farsi insanabile. I cuori si trasformano in pietre, le bocche ammutoliscono, i legami familiari si lacerano malamente e forse per sempre.

Ma il romanzo di Annick Emdin è anche imprevedibile, divertente, pieno di aneddoti e sorprese, con un susseguirsi di episodi esilaranti. Levi è ingenuo e imbranato, la sua prima volta è imbarazzante.

“’Ecco, adesso entra.’ Lo guidò. Con una mano lo aiutò a entrare. ‘Spingi piano,’ gli disse. Levi spinse piano. Pianissimo. ‘Spingi, Levi,’ disse Yael. ‘Non ti faccio male?’ Yael scosse la testa. Levi penetrò fino in fondo. Poi si fermò così. ‘Cosa fai?’ Levi fece un sorriso incerto. Yael cercò di non ridere. ‘Devi andare su e giù,’ gli mise una mano sul fondoschiena e premette, per mostrargli il movimento. ‘Così. Su e giù.’ Levi obbedì. ‘Non ti faccio male?’ Questa volta Yael rise. ‘Non mi fai male. Ecco, così, prendi il ritmo.’ ‘Vado troppo forte?’ ‘No.’ ‘Più forte?’ ‘Sì.’ Levi aumentò il ritmo. ‘Più forte?’ ‘Oh, sì!’“.

Il passato di Chaim si avvicina al presente di Levi di capitolo in capitolo, attraversando la Shoah, l’emigrazione in Israele, il kibbutz, la guerra d’Indipendenza, fino alla creazione di una nuova famiglia. La vita di Levi invece sembra allontanarsi da quella del vecchio nonno, verso orizzonti sempre più incerti e pericolosi. Il giovane parte soldato. Là fuori c’è la normalità, ma anche l’odio, il terrorismo, la guerra.

3 commenti:

  1. la letteratura israeliana si sta facendo strada, anche questo libro sembra interessante. conosci lo scrittore Eshkol Nevo?

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  2. Per la verità, non so se Annick Emdin possa essere classificata a tutti gli effetti come "letteratura israeliana". Io so che lei vive a Pisa, è di famiglia ebraica, ma non so se e quanto abbia vissuto in Israele, anche se il romanzo è ambientato lì. Certo, conosco Eskol Nevo.

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