Torna in libreria uno dei più celebri racconti della letteratura
classica americana, in una nuova edizione curata da Alessandro Roffeni.
Pubblicato per la prima volta nel 1853, due anni dopo Moby Dick, “Bartleby lo
scrivano” non ebbe all'epoca il successo che meritava, e che avrebbe riscosso
solo molti decenni più tardi: troppo introspettivo e psicologico, troppo
moderno e “kafkiano” ante litteram, per i tradizionali canoni della letteratura
ottocentesca. (...)
L’introverso Bartleby è irrimediabilmente affetto dal male di vivere.
La sua esistenza è incompatibile con l’universo intero, il suo rifiuto a
interagire con la realtà è insuperabile e invincibile. Alla richiesta di
svolgere le mansioni per cui è stato assunto, egli oppone con garbo e fermezza
la celeberrima allocuzione: “Preferirei di no”, parole che lo hanno reso immortale
nella storia della letteratura e che sono state anche oggetto di varie
trasposizioni cinematografiche. In realtà, quella del giovane scrivano non è
una preferenza, ma il grido disperato e muto di chi è impossibilitato a
ricoprire qualsivoglia ruolo, nel mondo dei vivi. Bartleby è espressione di una
alterità irriducibile: egli non è un “emarginato” (concetto assai più caro alla
cultura europea e marxiana) bensì un “marginale”, che si autoesclude prima
dalla società, poi dall’esistenza. (...)
A questo link, la recensione completa di "Bartleby lo scrivano" e altri racconti, di Herman Melville (Bompiani) pubblicata sul quotidiano Il Foglio di martedì 6 neovembre:
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