domenica 11 novembre 2018

"Bartleby lo scrivano", di Herman Melville


Torna in libreria uno dei più celebri racconti della letteratura classica americana, in una nuova edizione curata da Alessandro Roffeni. Pubblicato per la prima volta nel 1853, due anni dopo Moby Dick, “Bartleby lo scrivano” non ebbe all'epoca il successo che meritava, e che avrebbe riscosso solo molti decenni più tardi: troppo introspettivo e psicologico, troppo moderno e “kafkiano” ante litteram, per i tradizionali canoni della letteratura ottocentesca. (...)

L’introverso Bartleby è irrimediabilmente affetto dal male di vivere. La sua esistenza è incompatibile con l’universo intero, il suo rifiuto a interagire con la realtà è insuperabile e invincibile. Alla richiesta di svolgere le mansioni per cui è stato assunto, egli oppone con garbo e fermezza la celeberrima allocuzione: “Preferirei di no”, parole che lo hanno reso immortale nella storia della letteratura e che sono state anche oggetto di varie trasposizioni cinematografiche. In realtà, quella del giovane scrivano non è una preferenza, ma il grido disperato e muto di chi è impossibilitato a ricoprire qualsivoglia ruolo, nel mondo dei vivi. Bartleby è espressione di una alterità irriducibile: egli non è un “emarginato” (concetto assai più caro alla cultura europea e marxiana) bensì un “marginale”, che si autoesclude prima dalla società, poi dall’esistenza. (...)

A questo link, la recensione completa di "Bartleby lo scrivano" e altri racconti, di Herman Melville (Bompiani) pubblicata sul quotidiano Il Foglio di martedì 6 neovembre:

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