venerdì 1 settembre 2017

“Prima della fine”, di Ernesto Sabato

(10) Questa estate in vacanza ho letto “Prima della fine”, di Ernesto Sabato (1911-2011). E’ stato il secondo grande bidone della mia estate letteraria (vedi 3). Avevo accettato il consiglio di un’amica, e mal me ne incolse. Non voglio mancare di rispetto a una persona che ha vissuto fino a cento anni, e che in Argentina ha meritoriamente presieduto la Commissione Nazionale per i Desaparecidos, dopo la caduta della dittatura militare, ma è stato uno dei libri più “inutili” che io abbia mai letto in vita mia. Un concentrato di ideologia e luoghi comuni della vecchia sinistra sudamericana, un noioso comizietto di quasi 200 pagine, pieno di schemini dogmatici e di giudizi moralistici contro l’occidente liberale e contro la modernità. Sabato è dichiaratamente contro l’economia, contro la tecnica, contro il denaro, insomma contro tutti gli strumenti di cui gli esseri umani si sono dotati, grazie alla loro intelligenza, per cercare di migliorare le loro condizioni di vita. E invece no: secondo Sabato è tutto sbagliato, è tutto da rifare. Non siamo mai stati così male, ormai siamo sull’orlo del precipizio, anzi siamo appena appena “prima della fine”. Egli scrive queste prediche pedanti verso la fine del Novecento, quando è ormai vecchio, ma il dubbio di non avere mai capito nulla non sembra sfiorarlo. Elogia naturalmente Che Guevara, che avrà pur sbagliato qualcosa (cosa? Il materialismo naturalmente!) ma che era un idealista in buona fede e va apprezzato perché “lottava per l’Uomo Nuovo”: proprio così, con le maiuscole. Sabato si scaglia contro i Tempi Moderni – anch’essi maiuscoli – forieri di “un mostro a tre teste: razionalismo, materialismo e individualismo”. Complimenti. Come se l’irrazionalismo, le religioni e il collettivismo fossero la panacea di tutti i mali. Si è visto, infatti. Per liberarci da questa deprecabile situazione di falso progresso, sostiene Sabato, occorre “attraversare un passaggio”, cioè “fare un passo indietro perché possa trovare posto una nuova concezione del mondo”. Sai che novità: ci hanno già provato in tanti, da Hitler a Stalin, a Pol Pot. Che questo “passo indietro” comporti milioni, e milioni, e milioni di morti, senza che si arrivi a nessuna “nuova concezione”, è un dubbio dal quale Sabato mostra di non essere mai stato sfiorato, nel corso di cent’anni esatti di vita. Amen. Quante sciocchezze, ci metterò un po’ a riprendermi. (continua)

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