(9) Questa estate in vacanza ho letto “Nella casa del pianista”, di
Jan Brokken. E’ la biografia struggente e tragica di Youri Egorov (1954-1988)
il grande talento pianistico russo fuggito dall’Unione sovietica nel 1976 e
morto di Aids ad Amsterdam, a soli 34 anni. Anche da questa storia, se mai ve
ne fosse bisogno, si evince quanto sia stata tremenda e oppressiva la dittatura
comunista, specie nei confronti della cultura e dell’arte. Il ventiduenne
Egorov, solo e sperduto in Occidente, riesce ad arrivare al successo grazie
alle sue straordinarie doti musicali, fino a diventare ricco e famoso,
celebrato ovunque come una star internazionale. Ma come spesso accade, al
talento creativo e artistico si accompagna un’indole sregolata e
autodistruttiva. Egorov, introverso e insofferente, conduce una vita dissoluta
fra omosessualità, alcol, droghe, frequentazioni casuali e pericolose, fino a
contrarre la malattia che dilaga negli anni ’80 e che lo conduce alla morte, un
anno prima della caduta del Muro. Brokken è stato uno degli amici più intimi di
Egorov, lo ha frequentato a lungo e da vicino, lo ha molto apprezzato come
pianista e amato come persona, essendone ricambiato. Ne scaturisce un libro
delicato, pieno di dolcezza e sensibilità nei confronti di un ragazzo geniale e
tormentato. “Nella casa del pianista” è davvero un buon libro, all’altezza
degli altri più famosi di Brokken, “Anime baltiche” e “Il giardino dei
cosacchi”. Nei prossimi giorni leggerò “Bagliori a San Pietroburgo”, in uscita
il primo settembre sempre per le edizioni Iperborea, il cui formato a molti non
piace e invece io adoro. (continua)
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