domenica 27 agosto 2017

“Gennaio senza nome”, di Max Aub

(6) Questa estate in vacanza ho letto “Gennaio senza nome”, di Max Aub (1903 – 1972). E’ una raccolta di racconti sparsi e di memorie su guerra civile spagnola, campi di prigionia e dintorni, vissuti e narrati con forte sofferenza da un testimone d’eccezione. Aub è considerato scrittore “spagnolo” perché effettivamente usa il castigliano, ma la sua biografia rappresenta la personificazione vivente della Grande Tragedia Europea. Suo padre era un ebreo tedesco, sua madre un’ebrea francese, entrambi secolarizzati e non praticanti. Nasce in Francia, ma allo scoppio della prima guerra mondiale il padre è costretto a trasferirsi in Spagna con la famiglia. Qui vive la l’assurda tempesta di odio ideologico della guerra civile, prova generale di quanto sarebbe accaduto poco dopo su larga scala. Combatte, è sconfitto, passa i Pirenei, viene internato con gli "indésirables" nei campi di prigionia, prima in Francia poi in Algeria: un contesto di violenza, degrado, fame e morte che poco ha da invidiare ai lager nazisti. Solo nel ’42 riesce a riparare in Messico, dove trascorrerà il resto della vita scrivendo drammi, romanzi, saggi, sceneggiature e poesie. Questa antologia raccoglie otto racconti delicati e strazianti, un diario doloroso fra franchismo e stalinismo, guerra civile e guerra europea, fino alla libertà ritrovata e alla necessità impellente di raccontare. Una prosa bellissima, struggente, da non perdere. (continua)

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