(6) Questa estate in vacanza ho letto “Gennaio senza nome”, di Max Aub
(1903 – 1972). E’ una raccolta di racconti sparsi e di memorie su guerra civile
spagnola, campi di prigionia e dintorni, vissuti e narrati con forte sofferenza
da un testimone d’eccezione. Aub è considerato scrittore “spagnolo” perché effettivamente
usa il castigliano, ma la sua biografia rappresenta la personificazione vivente
della Grande Tragedia Europea. Suo padre era un ebreo tedesco, sua madre un’ebrea
francese, entrambi secolarizzati e non praticanti. Nasce in Francia, ma allo
scoppio della prima guerra mondiale il padre è costretto a trasferirsi in Spagna con la
famiglia. Qui vive la l’assurda tempesta di odio ideologico della
guerra civile, prova generale di quanto sarebbe accaduto poco dopo su larga
scala. Combatte, è sconfitto, passa i Pirenei, viene internato con gli "indésirables" nei campi di
prigionia, prima in Francia poi in Algeria: un contesto di violenza, degrado, fame e morte
che poco ha da invidiare ai lager nazisti. Solo nel ’42 riesce a riparare in
Messico, dove trascorrerà il resto della vita scrivendo drammi, romanzi, saggi,
sceneggiature e poesie. Questa antologia raccoglie otto racconti delicati e strazianti,
un diario doloroso fra franchismo e stalinismo, guerra civile e guerra europea,
fino alla libertà ritrovata e alla necessità impellente di raccontare. Una
prosa bellissima, struggente, da non perdere. (continua)
Molte grazie dal curatore! EM
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