sabato 26 agosto 2017

“Il conte Petoefy”, di Theodor Fontane

(5) Questa estate in vacanza ho letto “Il conte Petoefi”, di Theodor Fontane (1819 – 1889) forse il maggior scrittore tedesco della seconda metà dell’800. Il celeberrimo “Effi Briest” è unanimemente considerato il suo capolavoro: Effi è una specie di “cugina” prussiana di Madame Bovary e Anna Karenina. Dello stesso autore ho letto tempo addietro anche “Cécile”, incentrato - come l’altro - sui temi ricorrenti in Fontane: la psicologia femminile, il tradimento, il duello. Fontane appartiene alla ristretta cerchia degli “uomini che hanno capito le donne”, e non l’ho detto io.
Il conte Petoefy è un vecchio aristocratico, ama l’arte, la musica, la cultura, la conversazione raffinata. Si invaghisce di una giovane attrice di teatro, brillante e affascinante, e la chiede in sposa: le offre la nobiltà e la ricchezza, in cambio non chiede altro che di godere serenamente della sua compagnia. La rispetterà sempre e lei dovrà sentirsi completamente libera, vincolata solo alla tutela del decoro. La conduce nel suo magnifico castello sulla riva di un grande lago, ma è fin troppo chiaro che la disparità fra i due è incolmabile e la storia finirà inevitabilmente in tragedia. E’ un romanzo molto ottocentesco, lento e spesso. Molte situazioni si intuiscono senza essere esplicitate. Le parti scabrose non sono mai descritte, ma lasciate immaginare al lettore.

Per la cronaca: Effi Briest è stato anche un delicato film di Rainer Fassbinder (1972) con protagonista una giovane Hanna Schygulla. Un film “fotografico”, in bianco e nero, tutto primi piani e dissolvenze. Ottocentesco, appunto. (continua)

Nessun commento:

Posta un commento