Ho sempre
avuto una pessima considerazione di Luigi De Magistris, ma mi sbagliavo: è
ancora peggiore di quanto pensassi. Il sindaco di Napoli ha sfoggiato, in
questi giorni, tutti i difetti e i vizi tipici della politica e della storia d’Italia.
Costui non è solo un demagogo e un giustizialista come tanti altri: è anche un
violento, cinico e privo di scrupoli, che strizza l’occhiolino ai più
estremisti, dichiara di “stare dalla loro parte” - cioè li difende e li copre
politicamente - salvo poi prendere le distanze quando le cose finiscono male, e
imputare a non meglio identificati “infiltrati” la responsabilità di fatti
gravi e pericolosi, degli scontri e dei numerosi feriti e contusi (soprattutto
fra le forze dell’ordine).
Insomma De
Magistris tira il sasso e poi nasconde la mano, come è tipico dei politicanti e
degli arruffapopolo.
Persino Di
Pietro una volta ebbe a dire, in riferimento al personaggio: “Anch’io ho fatto
arrestare molte persone, in vita mia; però alcune riuscivo anche a farle
condannare, ogni tanto, mentre lui…”. Mentre lui no: come pubblico ministero De
Magistris ha incarcerato tanta gente risultata innocente, ha collezionato un fiasco
giudiziario dietro l’altro, si è fatto una enorme pubblicità sulla pelle delle
sue vittime, poi si è buttato in politica con grande successo, approfittando
del vuoto venutosi a creare dopo la caduta di Berlusconi e della crisi sociale
di Napoli.
Se c’è una
cosa veramente inaccettabile, negli scontri di Napoli di questi giorni, è l’eterno,
becero ricorso alla “teoria della provocazione”. Un partito o un personaggio
politico – non importa quali – intende organizzare una manifestazione, ma il
fatto viene bollato come “provocazione”. Di conseguenza, sulla base di questo
giudizio arbitrario, viene contestato e negato l’esercizio di fondamentali
diritti costituzionali. Si organizzano manifestazioni contro la libertà di
manifestazione, si parla contro la libertà di parola, il primo cittadino invita
i cittadini a mobilitarsi contro la legge e l’ordine pubblico.
Poi arrivano
gli scontri e le violenze e De Megistris la butta in caciara: “Lo avevo detto
che sarebbe finita male, ma non mi hanno voluto ascoltare”, “E’ tutta colpa
degli infiltrati” e ovviamente “Io non sto con i razzisti”, per rivendicare l’assurda
pretesa di negare i diritti altrui.
Questo è De
Magistris: un paladino della prevaricazione, un fautore dell’aggressione giudiziaria,
politica e ora anche fisica ai diritti costituzionali degli avversari. Un
estremista giacobino.
Anche i
grillini sono così, ma finora, di fronte alle violenze di piazza, si sono
sempre fermati. Invece sabato scorso, a Napoli, De Magistris e i suoi hanno
superato anche questa sottile linea di demarcazione. Un altro piccolo ma significativo passo
verso il degrado politico e civile italiano.
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