mercoledì 19 ottobre 2016

Poteri forti chi???

    I poteri forti, sostiene D’Alema, sono schierati dalla parte di Renzi.
    Intanto, il “nuovo” Corriere della Sera di Urbano Cairo è attraversato da una crescente ostilità nei confronti del governo. Non raggiungerà forse i livelli astutamente faziosi e cripto-grillini di La7, con ospiti fissi Scanzi e Travaglio, ma resta il fatto che alcuni fra i principali editorialisti del primo quotidiano italiano hanno annunciato che voteranno No.
    Niente di male, per carità.
    Del resto, già uno dei precedenti editori del Corriere, l’imprenditore Diego Della Valle, della cordata sconfitta da Cairo, sempre su La7 definì gentilmente Matteo Renzi “una sòla”. Così, alla romana.
    Ripetiamo: tutto è lecito.
    Ma i tempi (e lo stile) di Gianni Agnelli, il mitico “Avvocato”, sembrano assai lontani, se il suo altrettanto mitico ex braccio destro, Cesare Romiti, intervistato dallo stesso Corriere, dichiara che voterà No, contro la riforma e contro Renzi, in nome della stabilità, dell’Europa, del rigore e ovviamente della “credibilità internazionale”.
    Caspita che credibilità.
    La presa di posizione dell’ex amministratore delegato di Fiat ed Rcs è nulla, tuttavia, in confronto a quella dell’ex Presidente del Consiglio Mario Monti, che infrange a velocità supersonica il muro del ridicolo in un’intervista a tutta pagina sul Corriere di ieri.
    Monti candidamente dichiara di avere votato Sì alla riforma costituzionale al Senato, nell’agosto del 2014, “poi, in seconda e terza lettura, ero assente per impegni europei”. Dice proprio così, il senatore a vita: “impegni europei”. Più importanti di quelli italiani, per i quali è pagato? Più importanti della riforma della Costituzione?
    Non pago, Monti aggiunge che votò a favore perché “consideravo essenziale non indebolire la corsa di Renzi sulle riforme economiche” e perché “mi hanno sempre convinto la modifica del rapporto fra Stato e Regioni, l’abolizione del Cnel e la fine del bicameralismo perfetto”. Quanto al Senato, “sarebbe stato meglio abolirlo”.
    Ah però…! Tutto qui? No, c’è dell’altro.
    “Ci possono essere risparmi nel costo della politica in senso stretto” aggiunge Monti, che confessa in proposito di avere “riflettuto a lungo”.
    E cosa ne ha concluso, chiede l’incauto intervistatore? Allora Mario Monti dà il meglio di sé:
    “Che votare Sì significherebbe tenere gli italiani dipendenti dalla provvidenza dello Stato. Sarebbe un Sì a non mantenere con loro un rapporto da cittadini adulti o maturi nei confronti dello Stato”.
    Dietro insistenza dell’intervistatore, Monti arriva a riconoscere che “se prevarrà il Sì avremo una Costituzione riformata, forse leggermente migliore della precedente, ma avremo l’approvazione degli italiani a un modo di governare le risorse pubbliche che pensavo il governo Renzi avrebbe abbandonato per sempre”.
    Insomma, questo Monti dev’essere un altro di quelli “basta-ricatti-politici-entriamo-nel-merito”.
    Del resto è in buona compagnia. Monti ha votato a favore della riforma come Rosy Bindi, presidente della Commissione Antimafia, che ospite di Lilli Gruber dichiara: “Io come parlamentare ho votato a favore, ma come cittadina sono orientata a votare No”. Si va beh…
    Insomma Corriere della Sera, grandi imprenditori, giustizialisti televisivi, Romiti, Monti, i “professionisti dell’antimafia”, la tv di Cairo… Senza contare le televisioni di Berlusconi, naturalmente: quelle del famoso “conflitto di interessi”, che ora torna comodo anche a D’Alema.
    Ma i poteri forti, non stavano con Renzi?

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