Ripropongo qui, in forma più estesa, una considerazione tutta “politica”
sul referendum del 4 dicembre, che ha già suscitato una vivace discussione su
facebook. (Sul contenuto della riforma mi sono già pronunciato varie volte e ancora
lo farò nei prossimi giorni).
Parto da una banale constatazione: chi vota Sì al referendum, vota per
qualcosa. Chi vota No, vota semplicemente contro. Ma c’è dell’altro.
Quelli che votano Sì, come gli altri, non la pensano affatto allo
stesso modo, fra loro: sono elettori del Pd, di Forza Italia, dei Cinque Stelle
eccetera, insomma votano per i partiti più diversi. Ma in occasione del
referendum, essi riconoscono la validità - o l’opportunità, che è quasi lo
stesso - di una proposta riformatrice. Dunque il voto per il Sì è un voto “laico”, perché riunisce persone diverse,
con opinioni diverse, intorno a un progetto ben identificato e mirato. Per
tutti costoro, la riforma della
Costituzione è una sintesi, un
minimo comune denominatore che appunto li “accomuna”, li unisce.
Viceversa, i No hanno un solo obiettivo: abbattere, o indebolire, il
governo Renzi, ma con intenzioni le più disparate e con ambizioni spesso contrapposte.
I grillini votano No perché Renzi è “il nuovo Berlusconi”, mentre i
berlusconiani votano No per preparare il ritorno del loro leader; la vecchia sinistra
vota No accusando Renzi di una svolta a destra; mentre la destra - quella vera,
razzista e xenofoba - vota No per portare al governo Salvini; e così via. In
altre parole, coloro che votano No sono
una somma senza significato.
Votare No non è un progetto, non è una proposta, non è nulla. Si vota
No per un calcolo di partito, alla ricerca di un vantaggio tattico, oppure per un
preconcetto, per antipatia verso Renzi. Votare
No non è laico, ma settario (se si esclude forse un’esigua minoranza, sempre
innamorata dei dettagli).
Quali saranno, dunque, gli effetti del referendum?
La vittoria del Sì produrrà un rafforzamento del governo, che condurrà
in porto la legislatura fino alle elezioni del 2018. Nient’altro. Mentre dalla
vittoria del No, chi trarrà vantaggio?
La vecchia sinistra, al più, riuscirebbe a precipitare il PD nel marasma:
un miserabile premio di consolazione. Forza Italia si illude di rilanciare il
suo leader ottantenne, ma il tempo lavora per Salvini e Meloni. Più di tutti trarrebbe
vantaggio il Movimento 5 Stelle. L’incubo di un governo grillino diventerebbe allora
imminente e concreto. Bell’affare.
cose brutte all’orizzonte, la caduta verso il grilli è una tragedia
RispondiEliminaIo cerco di fare la mia parte e di convincere chi mi legge a scongiurare questa sciagurata ipotesi
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