Ricordate? Nel 1996 il centro-sinistra vince le elezioni e Prodi
diventa capo del governo. D’Alema presiede la Commissione per le riforme istituzionali.
Come nasce la commissione D’Alema? Intanto è “speciale”, bicamerale, in deroga
all’articolo 138 della Costituzione, e si assume il compito di elaborare un testo
di riforma "chiavi in mano". Una procedura discutibile, diversa da quella
seguita per la riforma Boschi, che ha scelto invece la strada maestra del
dibattito nelle sedi istituzionali appropriate - ma naturalmente oggi D’Alema accusa il governo Renzi di “forzare
la mano al Parlamento”.
La Commissione D’Alema avrebbe dovuto proporre una riforma che poi,
emendata eventualmente dal Parlamento, sarebbe stata sottoposta a referendum
popolare. Ma allora, evidentemente, non faceva scandalo.
La proposta di D’Alema prevedeva il superamento del bicameralismo
paritario (ma pensa!) il rafforzamento dei poteri del governo rispetto al
Parlamento (ma guarda!) e un moderato aumento dei poteri delle Regioni.
Non solo. La Commissione D’Alema proponeva anche un radicale
cambiamento della forma di governo, con l’elezione popolare del Presidente
della Repubblica, in un assetto semipresidenziale. Cioè molto di più di quello
che propone oggi la riforma di Renzi, accusata da D’Alema di “rischio autoritario”.
Poi un bel mattino venne Bossi, fece uno starnuto e la Commissione D’Alema
fu polverizzata. Irritato da questo smacco, poco dopo D’Alema fece cadere Prodi
e assunse la guida del governo, gettando le basi per il fallimento della
sinistra e il ritorno al potere di Berlusconi.
Non pago di tanto capolavoro, D’Alema sembra oggi intenzionato a offrire
il bis.
La situazione presenta alcune analogie. Tagliato fuori dal Parlamento
nel 2013, D’Alema ambiva al posto di Commissario alla politica estera europea,
che invece è andato a Federica Mogherini. E’ questa la “poltroncina” per la
quale D’Alema ha dichiarato guerra a Renzi (“io almeno Prodi l’ho compensato
con la presidenza della Commissione Ue”, ha infatti dichiarato di recente, ospite
di Lilli Gruber) e si è nuovamente lanciato, con impegno degno di miglior causa,
nell'impresa di fare cadere il governo della sua stessa parte politica. Perché Renzi
è riuscito a fare esattamente ciò che D’Alema stesso ha tentato e non gli è
riuscito, cioè di riformare e modernizzare le istituzioni italiane.
Evidentemente, quello di lavorare per gli avversari è il mestiere che a
Massimo D’Alema riesce meglio.
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