Riflettiamo bene. Quali saranno gli effetti politici del referendum?
In caso di vittoria del Sì, la risposta è piuttosto semplice: ne
uscirà rafforzato il governo Renzi, che condurrà in porto la legislatura fino
alle elezioni del 2018. Forse ci sarà un rimpasto, con la sostituzione di
alcuni ministri. Niente di più.
In caso di vittoria del No,
invece, le cose sono molto più complicate.
La vecchia sinistra di Bersani e D’Alema, con Sinistra Italiana (ex
SEL) potrà “gloriarsi” di avere fatto cadere un governo a guida PD, precipitando
questo partito in una guerra fratricida. Sarebbe la miserabile soddisfazione
del settarismo di sinistra, a vocazione minoritaria. Sai che figata.
Sul fronte opposto, anche in
Forza Italia si coltivano grandi illusioni. Il tempo lavora a favore di Salvini
e Meloni, che hanno la metà degli anni di Berlusconi. Costui è “sceso in campo”
nel ’94, ha vinto le elezioni nel 2001 e nel 2008, sempre allo scopo dichiarato
di unire e far vincere la grande coalizione dei MODERATI italiani. Tutti infatti
hanno riconosciuto a Berlusconi il merito di aver “messo la museruola” a Bossi
e di avere sdoganato Fini. Ma sempre da posizioni moderate, europeiste e di “buon
governo”.
Chi può dire, oggi, di rappresentare queste posizioni, corrispondenti agli
interessi e alle aspirazioni del ceto medio italiano? Salvini e Meloni,
sicuramente no. Nell’area berlusconiana, questo obiettivo è stato oggetto dal
tentativo di Stefano Parisi, ma la reazione veemente e la stroncatura da parte del
gruppo dirigente di Forza Italia, fanno capire che l’operazione è già morta in
partenza. Senza contare che, se mai Parisi vincesse la competizione in Forza
Italia, né Salvini né la Meloni accetterebbero di accodarsi nel ruolo di semplici
“comprimari”. Essere gregari di Berlusconi (e dei suoi miliardi) era un conto,
esserlo di Parisi è tutt’altra cosa. Dunque i “berluscones” non si illudano: se
mai vincesse il No, non saranno certo loro a beneficiarne.
Il vero trionfatore della
vittoria del No sarebbe Beppe Grillo.
In questo caso, l’incubo di un governo a 5 Stelle si potrebbe
materializzare come prospettiva imminente e concreta. Mancherebbe poco più di
un anno.
Perché mai i moderati italiani dovrebbero
favorire questa ipotesi?
Perché mai coloro che hanno più volte votato Berlusconi – secondo me,
sbagliando - in quanto leader di un polo “liberale” e per il “buon governo”, dovrebbero
ora volutamente infilare la testa nella ghigliottina, felici di farsi
decapitare da un partito giacobino ed estremista, che promette un fisco ancora
più poliziesco, il giustizialismo, l’uscita dell’Italia dall’Europa e dalla Nato…?
Contrariamente alle indicazioni di Berlusconi e di Forza Italia, i moderati e il ceto medio italiano devono
difendere i loro interessi, votando Sì al referendum, risparmiando all’Italia
pericolose avventure e dolorose disavventure.
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