Qui di seguito, la mia recensione di Il grattacielo e il formichiere, di Carlo Gambescia (Edizioni Il Foglio, 95 pagine, 12 euro) pubblicata sul quotidiano Il Foglio di sabato 19 settembre.
Prende
le mosse da una poesia di Montale, l’originalissimo pamphlet di Carlo
Gambescia, alla ricerca di una possibile “Sociologia del realismo politico”.
“Che cos’è la realtà / il grattacielo o il
formichiere / il Logo o lo sbadiglio”, recita il verso del poeta, offrendo così
all’autore lo spunto per un’ardita metafora. “Può piacere o meno, ma la realtà
si insinua tra i colossi di cemento armato, acciaio, vetro, luci e colori che
sfidano il cielo (…) Per poi sfiorare – parliamo sempre della realtà – un
mammifero, il formichiere, dall’aspetto curioso, per alcuni ripugnante, privo
di denti, con una lingua lunghissima, vischiosa e filiforme”. Montale insegna
che il grattacielo e il formichiere sono le facce della medaglia-realtà. Ma la
realtà, avverte Gambescia, è soggetta a un fenomeno che la psicologia sociale
chiama “dissonanza cognitiva”. Un ambientalista vedrà il grattacielo come una
spregevole forma di innaturale tirannia funzionale; un economista, viceversa,
vi scorgerà un mirabile esempio di architettura. Si tratta, a ben vedere, di etica
dei princìpi ed etica della responsabilità, le due forme fondamentali del
realismo secondo Max Weber.
Analogamente,
sul terreno politico, Gambescia riferisce del dialogo (realmente avvenuto) fra
due intellettuali liberali: il prof. A e il giornalista B. “Non mi pongo il
problema di quanto siano liberali la Lega o Salvini o il PD - spiega il
professore - Prendo atto dell’egemonia conquista da Salvini e lavoro affinché
ci sia una gamba più liberale nella Lega”: etica della responsabilità, realismo
da formichiere. Ma il giornalista non ci sta: “Un liberale ha il dovere di
opporsi. Cercare di rendere più liberale Salvini è un alibi per schierarsi
dalla parte del vincitore. I veri liberali non amano Putin”: perfetto esempio
di etica dei princìpi, realismo del grattacielo. Il primo è un realismo “a
quo”, il secondo “ad quem”.
Se
guardiamo alla storia, prosegue l’autore, troviamo validi esempi di uomini
politici che hanno saputo ottimamente coniugare questi due tipi di realismo:
Lincoln, Bismark, Llyod George, Roosevelt, fra gli altri. Il realismo di
Bismark era soprattutto “a quo”, quello di Cavour “ad quem”, cioè
orientato ai princìpi. Gambescia sottolinea in particolare la difesa della
democrazia formulata da Theodor Geiger: è indispensabile, a questo scopo, l’accettazione
della “interdipendenza sociale”, concetto che costituisce un perfetto esempio
di realismo politico.
Infine
la raccomandazione più importante: “Solo l’arma dell’ironia può aiutarci a
capire i pericoli dell’emotività politica”. Infatti l’ironia maieutica era
l’arma prediletta da Socrate, il progenitore di tutti i realisti consapevoli.
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