Dopo
“Come tessere di un domino” di Zigmunds Skujins, Margherita Carbonaro traduce
ora dal lettone Regina Ezera (1930 - 2002) una delle scrittrici più popolari e
affermate della letteratura di quel paese. “Il pozzo” (1972) è ambientato nelle
belle giornate di agosto, sulla riva di un grande lago: una cornice descritta con
delicatezza, in prosa ricercata, un paesaggio che partecipa esso stesso allo
svolgersi del racconto. (...)
“Il
pozzo” è il romanzo di un amore inespresso. Laura, la protagonista, affronta la
sua difficile condizione esistenziale con dolore e determinazione. Suo marito è
in carcere per una brutta storia: una battuta di caccia in stato di
ubriachezza, finita in tragedia. In assenza di una figura maschile, la donna assolve
con coraggio il suo ruolo di capo famiglia, e affronta le molteplici responsabilità
di madre, cognata e nuora.
Rudolfs,
medico di Riga in vacanza, è affascinato dalla personalità schiva della donna,
dal suo sorriso timido ed evasivo. I protagonisti giocano la loro partita incerti
e impacciati, quasi incapaci di comprendere fino in fondo il significato e il
valore della posta in palio. (...)
Antiche
vicende di guerra e di odio riemergono un poco alla volta dal lontano passato, svelano
le origini di una tragedia familiare, si oppongono duramente al tentativo di un
amore sulla riva del lago.
A questo link, la recensione completa di "Il pozzo", di Regina Ezera (Iperborea) pubblicata sul quotidiano Il Foglio di mercoledì 4 dicembre.
https://www.ilfoglio.it/una-fogliata-di-libri/2019/12/04/news/il-pozzo-290589/
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