Scritto
in quattro mesi, fra il novembre del ‘39 e il febbraio del ’40, La casa deserta è un romanzo breve e
angoscioso, dominato dall’atmosfera cupa del regime staliniano. Vi si racconta il dolore attonito di una madre, ingenua ed esemplare
cittadina sovietica, emblema del popolo russo tormentato e beffato dal
comunismo. (...)
Nel
1962 il libro potrebbe finalmente vedere la luce. Il testo è “approvato” dalle
autorità, una casa editrice firma il contratto, ma la pubblicazione viene
rimandata di un anno, poi due, poi tre. Il vento è cambiato, torna la censura. Certe
pagine disturbano il potere sovietico.
(...) Nel
1965 la Cukovskaja intenta inutilmente causa allo Stato per inadempienza
contrattuale. Il processo però attira l’attenzione, molti copiano il testo
privatamente (la celebre samizdat) e
lo diffondono attraverso i canali clandestini. Infine La casa deserta viene trafugato all’estero, tradotto e pubblicato
in varie lingue. In Italia esce nel ’77. Pagine dolorose, che svelano l’inganno
e l’atroce destino di intere generazioni.
A questo link, la mia recensione completa di "La casa deserta", di Lidija Cukovskaia (Jaca Book) pubblicata sul quotidiano Il Foglio di mercoledì 18 dicembre.