Nel 1976, al netto di ogni successivo retroscena, “Pseudo” appare alla
critica come un libro un po’ troppo originale, forse persino strambo. Emile
Ajar, misterioso pseudonimo, in precedenza ha già dato alla luce due romanzi,
“Mio caro pitone” e “La vita davanti a sé”, quest’ultimo coronato da grande
successo e vincitore del Premio Goncourt l’anno prima. Successivamente, dietro
allo pseudonimo di Ajar si palesa un giovane sconosciuto, Paul Pavlowitch, scrittore
nevroticissimo ma promettente. Piccola curiosità, Pavlowitch è figlio di una
cugina di Romain Gary, vecchia gloria della letteratura francese, avviato a un
malinconico tramonto. (...)
Per sottolineare il suo sofisticato
doppio gioco, Gary avrebbe voluto intitolare il romanzo “Pseudo pseudo”, ma
questo si verrà a sapere solo dopo il suicidio, nel 1980, quando fra le sue
carte verrà ritrovato il sarcastico “Vita e morte di Emile Ajar”, in cui egli
racconterà tutti i trucchi del mestiere. Per chi ama Gary, per chi ha seguito
il suo straordinario percorso letterario ed esistenziale, Pseudo è un libro autoironico,
leggiadro, imperdibile.
https://www.ilfoglio.it/una-fogliata-di-libri/2019/05/08/news/pseudo-253469/