“Come avviene nelle aziende a conduzione familiare”, osserva Valzania,
il Senato si oppone alle radicali riforme sociali e politiche necessarie. Dominato
dalle famiglie patrizie, è espressione di un ceto agrario “inadeguato”, preoccupato
solo di perdere privilegi e rendite di posizione. Nasce così un lungo e cruento periodo di instabilità, costellato da violenza
politica, guerre servili, lotte sociali, infine da vent'anni di aperta guerra
civile. (...)
Grazie a nuove conquiste, alcune forti personalità emergono e riescono
a imporsi, prefigurando la trasformazione imperiale. In momenti diversi, prima Silla,
poi Pompeo, dopo ancora Cesare, sembrano arrivare assai vicini alla meta, ma le
forze conservatrici li neutralizzano.
Le simpatie dell’autore vanno a Pompeo (...) Il tempo sembra giocare a suo favore, ma
alcuni aristocratici gli forzano la mano e infine, il 9 agosto del 48 a.C., a
Farsalo, in Tessaglia, Giulio Cesare ottiene una facile vittoria, sbaragliando l’esercito
senatorio numericamente superiore.
Il secondo triumvirato (43 a.C.) segna la fine, anche simbolica, della
repubblica. Dopo altri spietati bagni di sangue, il primo imperatore sarà
Ottaviano.
A questo link, la recensione completa di "La sconfitta di Farsalo", di Sergio Valzania (Ed. Salerno) pubblicata sul quotidiano Il Foglio di giovedì 2 agosto.
https://www.ilfoglio.it/libri/2018/08/02/news/la-sconfitta-di-farsalo-208474/
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