mercoledì 11 gennaio 2017

La riforma elettorale "impossibile"

Ma insomma: cosa pensa di ottenere Matteo Renzi, con il ritorno al mattarellum? Che cosa si prefigge? Che calcoli ha fatto? Quel sistema prevede tre quarti dei parlamentari eletti in collegi uninominali (risulta eletto il primo arrivato) e il restante 25 per cento ripartito in misura proporzionale, fra i partiti che hanno superato la soglia di sbarramento del 4%. E’ dunque un sistema “maggioritario di collegio”, poiché spinge i partiti a coalizzarsi per arrivare primi e ottenere più eletti nei collegi.
Infatti ha sortito questi effetti nel ’94, nel’96 e nel 2001. Poi ci sono state alterne vicende politiche, ma quel sistema ha funzionato, perché ha indotto i partiti ad allearsi in due grandi coalizioni di centro-destra e di centro-sinistra, condannando gli altri alla marginalità. E’ dunque un sistema elettorale appositamente ideato per favorire la formazione di un sistema politico bipolare, con correttivo proporzionale.
Anche il sistema elettorale successivo, il porcellum (la famosa “porcata” di Calderoli) è stato concepito in quella stessa ottica bipolare. Dava un premio di maggioranza alla coalizione vincente, dunque era un “maggioritario di coalizione” (non più di collegio) spingendo anch’esso i partiti ad allearsi. Si è votato così nel 2006, nel 2008 e nel 2013. Poiché però il premio di maggioranza era calcolato su base nazionale alla Camera e su base regionale al Senato, il risultato è stato che nel 2006 la maggioranza al Senato era risicatissima, nel 2008 era ampia, nel 2013 del tutto assente.
Dunque quel sistema ha smesso di funzionare – a parte ogni altra considerazione - ben prima di essere dichiarato illegittimo dalla Corte costituzionale, nel gennaio 2014.
Entrambi i casi esaminati, mattarellum e porcellum, sono sistemi elettorali funzionali a un sistema politico bipolare.
Con l’entrata in scena del Movimento 5 Stelle (2013) il bipolarismo italiano è andato in frantumi. Tutte le elezioni successive hanno confermato l’assetto ormai stabilmente tripolare del sistema politico. Di conseguenza, qualsiasi forzatura della legge elettorale in senso maggioritario risulta oggi impraticabile – per non dire impossibile - sia tecnicamente che politicamente.
Se il mattarellum venisse applicato oggi, in assenza di un assetto bipolare, esso sortirebbe effetti bizzarri, a macchia di leopardo – più leghisti al nord, più Pd al centro, più 5 Stelle al sud - con risultati casuali, tali da rendere il sistema tutt’altro che maggioritario nel suo insieme. Un tipico esempio di “eterogenesi dei fini”.
Altrettanto impraticabile sarebbe l’Italicum. La legge voluta da Renzi è abortita prima ancora di nascere, indipendentemente da quello che deciderà la Corte costituzionale. Renzi lo aveva concepito per una sola Camera (riforma costituzionale) con un Pd capace di superare il 40% (elezioni europee) o eventualmente di vincere al ballottaggio contro un avversario grillino (con l’appoggio dell’elettorato moderato) oppure contro un avversario di destra (compattando l’elettorato di sinistra). Nessuna di queste ipotesi oggi è ancora in campo. Lo scenario è radicalmente cambiato, l’Italicum è morto e sepolto.
Si può riformare parzialmente l’Italicum?
Un’ipotesi potrebbe essere quella di assegnare il premio di maggioranza non più al primo partito, bensì alla prima coalizione, ma solo se essa supera la soglia del 40%. In caso contrario, non si passerebbe più al ballottaggio, ma alla semplice ripartizione proporzionale dei seggi – e di conseguenza, alla formazione di un governo di coalizione da trovare in Parlamento.
Questa ipotesi aiuterebbe il centro-destra a ricomporre la sua coalizione; manterrebbe unito il PD, impedendo la nascita di una forte formazione alla sua sinistra; consentirebbe a una forza centrista di restare in Parlamento e di aspirare a un ruolo significativo nel futuro governo. In ogni caso dovrebbero essere rivisti la formazione dei collegi e il voto di preferenza.

Se nessuna coalizione raggiungesse il 40%, e mancasse un’indicazione prevalente sulla formazione del governo, sarebbe in conseguenza di una scelta precisa, liberamente espressa, dell’elettorato italiano. Vox populi, vox Dei.

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