Ma insomma:
cosa pensa di ottenere Matteo Renzi, con il ritorno al mattarellum? Che cosa si
prefigge? Che calcoli ha fatto? Quel sistema prevede tre quarti dei
parlamentari eletti in collegi uninominali (risulta eletto il primo arrivato) e
il restante 25 per cento ripartito in misura proporzionale, fra i partiti che
hanno superato la soglia di sbarramento del 4%. E’ dunque un sistema “maggioritario di collegio”, poiché spinge
i partiti a coalizzarsi per arrivare primi e ottenere più eletti nei collegi.
Infatti ha
sortito questi effetti nel ’94, nel’96 e nel 2001. Poi ci sono state alterne vicende
politiche, ma quel sistema ha funzionato, perché ha indotto i partiti ad
allearsi in due grandi coalizioni di centro-destra e di centro-sinistra, condannando
gli altri alla marginalità. E’ dunque un
sistema elettorale appositamente ideato per favorire la formazione di un
sistema politico bipolare, con correttivo proporzionale.
Anche il
sistema elettorale successivo, il porcellum (la famosa “porcata” di Calderoli) è
stato concepito in quella stessa ottica bipolare. Dava un premio di maggioranza
alla coalizione vincente, dunque era un “maggioritario
di coalizione” (non più di collegio) spingendo anch’esso i partiti ad allearsi.
Si è votato così nel 2006, nel 2008 e nel 2013. Poiché però il premio di
maggioranza era calcolato su base nazionale alla Camera e su base regionale al
Senato, il risultato è stato che nel 2006 la maggioranza al Senato era
risicatissima, nel 2008 era ampia, nel 2013 del tutto assente.
Dunque quel
sistema ha smesso di funzionare – a parte ogni altra considerazione - ben prima
di essere dichiarato illegittimo dalla Corte costituzionale, nel gennaio 2014.
Entrambi i
casi esaminati, mattarellum e porcellum,
sono sistemi elettorali funzionali a un sistema politico bipolare.
Con l’entrata in scena del Movimento 5
Stelle (2013) il bipolarismo italiano è andato in frantumi. Tutte le elezioni
successive hanno confermato l’assetto ormai stabilmente tripolare del sistema
politico. Di conseguenza, qualsiasi forzatura della legge elettorale in senso
maggioritario risulta oggi impraticabile – per non dire impossibile - sia tecnicamente
che politicamente.
Se il
mattarellum venisse applicato oggi, in assenza di un assetto bipolare, esso sortirebbe
effetti bizzarri, a macchia di leopardo – più leghisti al nord, più Pd al
centro, più 5 Stelle al sud - con risultati casuali, tali da rendere il sistema
tutt’altro che maggioritario nel suo insieme. Un tipico esempio di “eterogenesi
dei fini”.
Altrettanto
impraticabile sarebbe l’Italicum. La legge voluta da Renzi è abortita prima
ancora di nascere, indipendentemente da quello che deciderà la Corte
costituzionale. Renzi lo aveva concepito per una sola Camera (riforma
costituzionale) con un Pd capace di superare il 40% (elezioni europee) o
eventualmente di vincere al ballottaggio contro un avversario grillino (con
l’appoggio dell’elettorato moderato) oppure contro un avversario di destra (compattando
l’elettorato di sinistra). Nessuna di queste ipotesi oggi è ancora in campo. Lo
scenario è radicalmente cambiato, l’Italicum è morto e sepolto.
Si può
riformare parzialmente l’Italicum?
Un’ipotesi potrebbe essere quella di
assegnare il premio di maggioranza non più al primo partito, bensì alla prima coalizione,
ma solo se essa supera la soglia del 40%. In caso contrario, non si
passerebbe più al ballottaggio, ma alla semplice ripartizione proporzionale dei
seggi – e di conseguenza, alla formazione di un governo di coalizione da
trovare in Parlamento.
Questa
ipotesi aiuterebbe il centro-destra a ricomporre la sua coalizione; manterrebbe
unito il PD, impedendo la nascita di una forte formazione alla sua sinistra;
consentirebbe a una forza centrista di restare in Parlamento e di aspirare a un
ruolo significativo nel futuro governo. In ogni caso dovrebbero essere rivisti la
formazione dei collegi e il voto di preferenza.
Se nessuna
coalizione raggiungesse il 40%, e mancasse un’indicazione prevalente sulla
formazione del governo, sarebbe in conseguenza di una scelta precisa, liberamente
espressa, dell’elettorato italiano. Vox populi, vox Dei.
Nessun commento:
Posta un commento