Il giochino
di fare scrivere bene di te, o male del tuo avversario, sui "prestigiosi"
giornali esteri, è l'ultimo trucchetto da furbi della politica italiana. E’
abbastanza facile trovare qualche giornalista estero compiacente che scriva
a favore del governo italiano. Ma è ancora più facile trovarne un altro che
scriva "contro" il governo italiano. Basta rappresentare alcuni interessi,
oppure alcuni altri, e trovare chi difende questi interessi, oppure gli altri. Sono
i nuovi espedienti politici del mondo globalizzato.
Aggiungo che
in Europa, ma ora anche negli Stati Uniti, a Mosca, nella penisola araba, non è
affatto difficile trovare qualcuno che abbia l’interesse a fare cadere il
governo Renzi. Per non andare troppo lontano, immagino che nel Regno Unito,
dopo la Brexit, molti sperano che l’intera Unione europea esploda in mille pezzi. Qualcuno
può aver pensato che, se cade Renzi, di lì a poco salterà l’Italia intera, paese
fondatore e anello debole - visto il
debito pubblico - della catena europea.
Perciò che
il “prestigioso” quotidiano inglese The Economist faccia il tifo per il No, non
dovrebbe essere una sorpresa per nessuno: risponde agli interessi economico-finanziari
di quel paese. Agiscono contro Renzi, perché sono contro l’Europa e contro l’Italia.
L’Europa debole e divisa in tanti piccoli stati, ognuno con la sua moneta inflazionata,
le sue barriere doganali e i suoi muri anti-immigrati, è il sogno non solo del
Regno Unito, ma anche di Trump, di Putin, di Erdogan, dell’Arabia saudita, del
Qatar…
Non stupisce
che tutti costoro facciamo il tifo per Grillo e Salvini. Non stupisce affatto
che sostengano le ragioni del No. Stupisce e amareggia invece che molti italiani
non lo capiscano.
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