Un merito, sopra tutti gli altri, andrebbe riconosciuto a “Informazione
Corretta”: non esiste in Italia nessuna altra fonte - proprio nessuna - che
fornisca quotidianamente un panorama così esauriente e completo su quanto viene
scritto e pubblicato, riguardo a Israele, il Medio Oriente e gli ebrei. Tutto
ciò che si può leggere, da Libero a Il Manifesto; tutto ciò che scorre fra
l’amore e l’odio per Israele; tutto ciò che spazia dall’ebraismo all’antisemitismo,
trova nel sito fondato nel 2001 da Angelo Pezzana un puntuale riscontro, quasi
sempre accompagnato da un’analisi critica o da un breve commento.
Ma IC non è un’agenzia, non si limita a collettare articoli di stampa.
E’ un sito che si avvale di una squadra di combattivi commentatori, fra i
quali spicca il nome di Ugo Volli, autore delle giornaliere “Cartoline da
Eurabia”, che per quasi otto anni - a partire dal febbraio 2009 – hanno
rappresentato l’articolo di fondo di questo originale quotidiano on line. In
occasione del 15.mo anniversario di Informazione Corretta, la casa editrice
Proedi pubblica una raccolta di oltre 300 di questi editoriali, con il titolo emblematico
“Israele – Diario di un assedio”.
Anche per chi non condivide necessariamente il punto di vista del
“falco” Volli, questo volume di oltre 600 pagine rappresenta uno strumento
prezioso, che consente un utile ripasso di tanti episodi anche secondari o
marginali, in gran parte ignoti, ignorati o caduti nel dimenticatoio, del
conflitto mediorientale.
Nel fuoco della polemica contro l’aggressività araba e il terrorismo
islamico, contro il conformismo dei media europei, contro la politica di
appeasement della diplomazia internazionale, l’autore trova il tempo per la sua
“battaglia delle idee”, che conduce con spunti e riflessioni di notevole
interesse culturale.
In riferimento all’opinione pubblica europea, Volli chiama in causa
duramente quello che egli definisce “l’antisemitismo morbido”, che conta fra le
sue fila anche alcuni intellettuali ebrei o di origine ebraica. Uno degli
scritti più stimolanti del volume è del febbraio 2013, in polemica con Sergio
Luzzatto ed Enzo Traverso. Secondo costoro, dopo il 1950 la cultura ebraica si
sarebbe inaridita in una svolta conservatrice, causata da un lato dalla Shoah, da
un altro lato dalla nascita di Israele, in particolare dopo la Guerra dei Sei
Giorni del ‘67. Questi fattori avrebbero portato gli ebrei a “riconciliarsi con
le passioni identitarie e con le ragioni politiche delle destre occidentali”. Secondo
questo schema, osserva Volli, gli ebrei buoni sarebbero quelli affrancati in
precedenza dall’ebraismo, gli ebrei cattivi quelli che invece sostengono
Israele e si nutrono di “passioni identitarie”. “Ringraziando Traverso e
Luzzatto per l’amore che portano agli ebrei che si suicidano o sono uccisi,
preferisco di gran lunga essere un ebreo vivo, circondato da altri che hanno il
merito di fare vivere il popolo ebraico”.
Perché tutto il mondo se la prende con Israele? è la domanda retorica
di Volli, che risponde citando un’intervista ad Aharon Appenfeld, pubblicata su
La Stampa nel 2012: “Perché gli israeliani sono ciò che rimane degli ebrei. Gli
ebrei europei prima della guerra erano 12 milioni, oggi meno di un milione. Al
limite si può odiare un vicino di casa, ma se non ce ne sono più, come si fa a
odiarli? Odiare gli ebrei in Europa è un anacronismo”. Quindi, secondo lei,
essere anti-israeliani è come essere antisemiti? chiede l’intervistatore. “Sì,
certamente”, risponde Appenfeld, e con lui Ugo Volli.
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