D’Alema e
Bersani saranno ricordati come i peggiori dirigenti politici che la sinistra
italiana abbia espresso negli ultimi decenni. E’ inutile che Speranza li escluda
dalle foto di gruppo, come polvere da nascondere sotto al tappeto: le loro
responsabilità sono sotto gli occhi di tutti e ancora più evidenti saranno nei
prossimi mesi, fino alle elezioni.
Massimo D’Alema
è l’anima nera di questa scissione, ha fatto bene Renzi a ricordarlo. Un lungo
lavorìo sotterraneo, preparato con cura da mesi. Un calcolo cinico e distruttivo,
in malafede. Un impegno doloso, davvero degno di miglior causa, da parte di un uomo
che non ha fatto altro che inanellare sconfitte e fallimenti, nel corso della
sua lunga e controversa carriera politica.
Il nome di D’Alema
è diventato sinonimo di cinismo, sarcasmo, denaro, potere e sottopotere, al
punto da risultare inviso non solo agli avversari, ma anche a gran parte del
popolo democratico e di sinistra, che non ha mai tollerato la sua spocchia da
padreterno.
In nome e
per conto di D’Alema, l’altro, Bersani, aveva ripreso il controllo della
“ditta”, con i risultati che sappiamo: una sconfitta dietro l’altra, fino
all'epilogo del 25% alle elezioni del 2013. Veltroni, sconfitto da Berlusconi
cinque anni prima, aveva ottenuto il 33.
Ora Bersani,
non pago delle umiliazioni patite nella famosa riunione in streaming - in cui
venne liquidato da Roberta Lombardi con il celebre “noi non ci fidiamo” - se ne
esce a dire che lui “lo rifarebbe”. Bravo, complimenti.
Aggiunge che
i 5 Stelle “tengono in stand by il sistema” (è una critica o un complimento?) ma
che “se si indebolissero, arriverebbe una robaccia di destra”. Non si capisce
bene, in base a questo ragionamento, perché mai un elettore dovrebbe votare per
il nuovo partito di Bersani e non direttamente per Grillo. “Non si tratta di un
fenomeno transitorio” avverte, anzi è il “partito di centro dei tempi moderni”.
Si tratta di “moderati arrabbiati”, per la precisione.
No, Bersani.
I grillini sommano gli opposti qualunquismi di destra e di sinistra: è questo che
li rende più pericolosi di tanti analoghi movimenti populisti sparsi per l’Occidente.
Un mix esplosivo di totalitarismo ideologico e incompetenza politica. Pronti ad
allearsi con Salvini, subito dopo le elezioni. Contro questa minaccia, i democratici,
i liberali, i riformatori avrebbero il dovere di unirsi, per difendere l’Italia
e la sua vocazione europea. Non di dividersi, provocare scissioni e blandire i
demagoghi per meschini calcoli di bottega.
Calcoli peraltro
sbagliati. Le due formazioni alla sinistra del PD (Sinistra Italiana e Articolo
Uno) sono condannate alla marginalità e all'irrilevanza politica. Infatti hanno
già iniziato a cannibalizzarsi. Riemergono gli antichi vizi della sinistra
peggiore, settaria e livorosa, triste e perdente. D’Alema e Bersani ne sono i
degni rappresentanti, e la condurranno all'ennesima, prevedibile sconfitta.
Nessun commento:
Posta un commento