Pierluigi Bersani insiste nel vestire panni che non sono i suoi.
L’altro giorno, per attaccare un provvedimento del governo sulla
sanatoria del contante, lo ha chiamato “la Norma Corona”, in riferimento al
denaro liquido di cui è stato trovato in possesso il famigerato fotografo-ricattatore.
Renzi ha restituito con gli interessi e l’ha giudicata “una definizione
da esperto di birra”, giocando sul duplice significato del nome, o forse
rievocando una celebre foto del 2012, che ritraeva Bersani in solitudine
davanti a un boccale di birra, mentre limava il discorso per l’Assemblea
nazionale del Pd.
Certo, il Presidente del Consiglio non dovrebbe usare certi toni, come
“Fassina chi?” verso un suo vice-ministro o “Brrr che paura” di fronte a un ventilato
sciopero della magistratura. Sono i ben noti limiti del personaggio, che suscitano
– a volte con ragione, a volte no – le ire sdegnate degli avversari. Molti sostengono
che “la politica di Renzi è sbagliata, ma lui è solo abile nel comunicare”. A
me, francamente, pare il contrario.
Tornando a Bersani, e al gioco al massacro della minoranza Pd, dispiace
che un uomo dal tratto sobrio e mite debba assumere atteggiamenti così stonati,
così palesemente in contrasto con la sua natura e il suo carattere. E non è la
prima volta che si auto-impone queste forzature: già alle politiche del 2013, venne
la promessa di “smacchiare il giaguaro”. Non suonava un po’ stridente e vana,
questa uscita, in bocca a un uomo indelebilmente marchiato da bonomia padana? Sappiamo
bene come è andata a finire.
Bersani non si accorge, quando assume questi atteggiamenti non suoi,
di non essere credibile?
Quanta “grinta” fuori posto, da parte di un uomo che si è fatto
umiliare davanti all'Italia intera, in diretta streaming, dalla grande
intellettuale e statista pentastellata Roberta Lombardi…
Bersani è sempre stato assai più e meglio un uomo di governo, che di
partito. E’ stato il capace governatore di un’importante regione, poi il
ministro alle Attività produttive che ha avuto il merito di lanciare una lunga “lenzuolata”
di liberalizzazioni. E’ sempre stato un riformista, si è sempre opposto al
massimalismo sindacale; invece ora si ritrova come compagna di corrente Susanna
Camusso, che pur di sostenere il No si oppone persino allo scioglimento del Cnel.
Insomma, la sua mitezza risulta triste e la sua politica è perdente.
Perché insiste?
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