giovedì 27 ottobre 2016

Bersani uomo mite, triste e perdente

Pierluigi Bersani insiste nel vestire panni che non sono i suoi.
L’altro giorno, per attaccare un provvedimento del governo sulla sanatoria del contante, lo ha chiamato “la Norma Corona”, in riferimento al denaro liquido di cui è stato trovato in possesso il famigerato fotografo-ricattatore.
Renzi ha restituito con gli interessi e l’ha giudicata “una definizione da esperto di birra”, giocando sul duplice significato del nome, o forse rievocando una celebre foto del 2012, che ritraeva Bersani in solitudine davanti a un boccale di birra, mentre limava il discorso per l’Assemblea nazionale del Pd.
Certo, il Presidente del Consiglio non dovrebbe usare certi toni, come “Fassina chi?” verso un suo vice-ministro o “Brrr che paura” di fronte a un ventilato sciopero della magistratura. Sono i ben noti limiti del personaggio, che suscitano – a volte con ragione, a volte no – le ire sdegnate degli avversari. Molti sostengono che “la politica di Renzi è sbagliata, ma lui è solo abile nel comunicare”. A me, francamente, pare il contrario.
Tornando a Bersani, e al gioco al massacro della minoranza Pd, dispiace che un uomo dal tratto sobrio e mite debba assumere atteggiamenti così stonati, così palesemente in contrasto con la sua natura e il suo carattere. E non è la prima volta che si auto-impone queste forzature: già alle politiche del 2013, venne la promessa di “smacchiare il giaguaro”. Non suonava un po’ stridente e vana, questa uscita, in bocca a un uomo indelebilmente marchiato da bonomia padana? Sappiamo bene come è andata a finire.
Bersani non si accorge, quando assume questi atteggiamenti non suoi, di non essere credibile?
Quanta “grinta” fuori posto, da parte di un uomo che si è fatto umiliare davanti all'Italia intera, in diretta streaming, dalla  grande intellettuale e statista pentastellata Roberta Lombardi…
Bersani è sempre stato assai più e meglio un uomo di governo, che di partito. E’ stato il capace governatore di un’importante regione, poi il ministro alle Attività produttive che ha avuto il merito di lanciare una lunga “lenzuolata” di liberalizzazioni. E’ sempre stato un riformista, si è sempre opposto al massimalismo sindacale; invece ora si ritrova come compagna di corrente Susanna Camusso, che pur di sostenere il No si oppone persino allo scioglimento del Cnel.

Insomma, la sua mitezza risulta triste e la sua politica è perdente. Perché insiste?

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