Qui di seguito, la mia recensione di "La scoperta dell'Olanda", di Jan Brokken (Iperborea) pubblicata sul quotidiano Il Foglio di mercoledì 21 maggio.
“L’Hotel Spaander è fallito. Colpa del Covid”. Comincia con queste desolate parole il nuovo viaggio nel passato di Jan Brokken, che stavolta ci conduce nella cattolica Volendam, per molti decenni cuore pulsante dell’impressionismo olandese ed europeo, a cavallo dell’Otto-Novecento.
Grazie
a un geniale imprenditore e alla sua impareggiabile consorte, a partire dal
1881 l’Hotel Spaander si rivela il perfetto crocevia di una miriade di artisti,
che vi trovano il luogo ideale per la loro creatività e i loro bagordi.
“Dall’esterno
l’hotel non ha niente di particolare: un edificio signorile davanti, un ostello
sul retro. Ma con undici atelier al pianterreno e soprattutto esposti a nord,
quindi con la luce ideale al mattino, era perfetto per gli artisti”. Spaander
invia cartoline con vedute di Volendam alle accademie di tutta Europa, si reca
a Londra per entrare in contatto con altri artisti, appende all’ingresso il
ritratto di un pittore con la scritta “Benvenuto, artista”. Una volta al
mese, i coniugi offrono una sontuosa cena a tutti gli ospiti, e una grande
festa da ballo.
“Gli
artisti che frequentavano l’Hotel Spaander arrivavano da ogni parte d’Europa e,
alla fine, da tutto il mondo. In totale si stabilirono a Volendam ben 1863
artisti – pittori, incisori, scultori, illustratori, fotografi – di cui 1461
provenienti dall’estero. E ben 1400 di loro presero alloggio allo Spaander”.
Fra
i tanti ospiti illustri, un raffinato Marcel Proust nota una delle figlie di
Spaander, Wilhelmina, e la definisce “deliziosa”. Nel 1905, costei posa nuda
per Picasso: dopo infinite peripezie, nel 1959 “La Belle Hollandaise”
sarà battuto da Sotheby’s a Londra per 55.000 sterline, la cifra più alta mai
sborsata fino a quel momento per un artista vivente.
“All’Hotel
Spaander si contemplano insieme urbanità e decadenza – scrive Brokken - Marken
era povera, austera, piccola, bigotta, protestante; la cattolica Volendam era
mondana. All’epoca si diceva che a Marken si prendeva la tubercolosi e a
Volendam la sifilide”.
La
guerra porta discordia fra gli ospiti dello Spaander, fra i quali si contano moltissimi
tedeschi e austriaci. Agli inizi degli anni Venti muta il vento: tragedie
familiari e cambi generazionali trasformano l’albergo in una pittoresca meta
turistica. Volendam continua ad attirare le più celebri personalità da tutto il
mondo, ma dal punto di vista artistico e culturale la “mania dell’Olanda” è
ormai acqua passata.