mercoledì 11 dicembre 2019

"Amras", di Thomas Bernhard (Einaudi)


K., il protagonista appena ventenne, racconta nella sua visione allucinata il suicidio dei genitori e la malattia senza scampo del fratello Walter, di un anno minore. Walter soffre di epilessia, ereditata dalla madre, entrambi sono oppressi dai debiti e dal fallimento del padre. Incatenati l’uno all’altro, Walter trascinerà K. nel gorgo della sua impossibilità di vivere. Ma la trama, gli eventi, sono del tutto secondari in Amras (1964) secondo romanzo di Thomas Bernhard dopo l’esordio con Gelo.
Vede giusto Vincenzo Quagliotti nella prefazione, quando descrive in termini di “aporìa” la situazione esistenziale dei personaggi di Bernhard: nei suoi romanzi i protagonisti sono caratterizzati, sempre e da subito, da una condizione senza vie d’uscita, segnati da un destino che non lascia scampo. La loro malattia è “immedicabile”. Al lettore, per rendersene conto, bastano poche parole iniziali:
“Dopo il suicidio dei nostri genitori siamo stati rinchiusi per due mesi e mezzo nella torre, emblema della nostra Amras (...) La torre, proteggendoci dagli attacchi degli uomini, nascondendoci e salvandoci dagli sguardi del mondo che agisce e giudica solo con malvagità, è stata per noi un rifugio”. (...)

A questo link, la recensione completa di "Amras", di Thomas Bernhard (Einaudi) pubblicata sul quotidiano Il Foglio di mercoledì 11 dicembre.
https://www.ilfoglio.it/una-fogliata-di-libri/2019/12/11/news/amras-291649/

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