venerdì 7 luglio 2023

Raccolto di dolore, di Robert Conquest (Rizzoli)

Qui di seguito, la recensione di "Raccolto di dolore - Collettivizzazione sovietica e carestia terroristica", di Robert Conquest (Rizzoli) pubblicata sul quotidiano Il Foglio di mercoledì 5 luglio.

“Il problema della nazionalità è, nella sua essenza più profonda, un problema di contadini”. Così Stalin, che fra il 1929 e il 1933 decide in piena consapevolezza di risolvere il problema della nazionalità ucraina, sterminando dapprima l’intera la classe colta (scrittori, artisti, poeti, insegnanti e preti: la “Rinascita fucilata”); poi tutti i cosiddetti “kulaki”, cioè i piccoli proprietari terrieri che vivono del loro raccolto (circa 5 milioni);  infine i contadini in quanto tali, in gran massa, non solo in Ucraina ma anche nel Caucaso settentrionale, in Asia centrale fra il Don e il Volga e fino al Kazachistan (altri 7 milioni). In totale, secondo una stima prudenziale e qui ben documentata, circa 11 milioni di esseri umani soppressi in quattro anni, cioè un numero di morti superiore a quello della Prima guerra mondiale, in un lasso di tempo analogo. A questi vanno aggiunti almeno altri 3,5 milioni di deportati, morti di stenti nei “campi di lavoro” negli anni immediatamente successivi, che portano il computo totale del “Raccolto di dolore” a oltre 14 milioni di anime.

La “carestia terroristica” è lo strumento che viene scientemente utilizzato, per implementare la definitiva presa di potere dei comunisti russi sui popoli dell’Unione sovietica. Vengono sequestrati il grano, gli animali, la legna, il denaro, mediante perquisizioni sistematiche, arresti, deportazioni di massa, fucilazioni sul posto. Lo stesso partito comunista ucraino è vittima delle condanne, delle esecuzioni, delle purghe. Mentre si procede nel genocidio, la carestia viene negata ed espulsa dal discorso pubblico: la parola “carestia” non può venire scritta né pronunciata, pena la condanna a cinque anni di reclusione (Putin, in questo senso, non ha inventato nulla).

Solo mezzo secolo dopo, nel 1986, lo storico inglese Robert Conquest riesce a pubblicare il frutto della sua rigorosa ricerca, che viene snobbata dal regime sovietico al tramonto e boicottata dai tanti simpatizzanti pro Mosca che militano nella cultura e nella stampa occidentale (anche qui, nessuna novità). Il libro esce in Italia solo 18 anni più tardi, nel 2004, ed è ora riproposto da Rizzoli. “A distanza di 37 anni, questo libro regge bene”, scrive Federigo Argentieri nella postfazione. Nel suo celebre “Secolo breve” (1994) lo storico marxista inglese Eric Hobsbawn aveva dedicato all’olocausto ucraino solo quest’unico passaggio: “L’effetto immediato [della collettivizzazione] fu di abbassare la produzione del grano e quasi di dimezzare l’allevamento, provocando così nel 1932-33 una grande carestia”.