mercoledì 25 marzo 2020

"Eugenia", di Lionel Duroy (Fazi)

La biografia di Eugenia è la storia di un triangolo amoroso, sullo sfondo delle più immani tragedie della seconda guerra mondiale. La protagonista è una giovane studentessa romena, figlia di semplici bottegai. Grazie a Irina, la sua docente di letteratura, ha l’occasione di ascoltare in università il noto scrittore ebreo Mihail Sebastian, autore del romanzo “Da duemila anni” (ripubblicato in Italia da Fazi due anni fa). Mentre questi spiega il suo senso di appartenenza alla terra romena, in cui è nato, una banda nazionalista irrompe in aula e lo aggredisce brutalmente. Irina ed Eugenia lo salvano a stento. (...)
L’episodio segna uno spartiacque decisivo nella vita della ragazza, la presa di coscienza che la porta a battersi per la libertà e in difesa degli ebrei. Fra lei e Mihail, timido e impotente, nasce una storia d’amore, ma lui ama Leny, attrice di teatro fascinosa e ammaliante, che ne fa il suo zimbello e lo tradisce con chiunque. (...)
Cuore e culmine del libro è il pogrom di Jassy, cittadina ai confini con l’odierna Moldavia. (...)
La donna si arruola allora nelle file della resistenza, entra in clandestinità, uccide, ma nulla spegne il suo amore: “Domani, forse, saremo in guerra e verremo tutti uccisi. Sono qui solo per un minuto, quindi prendetemi fra le vostre braccia, per favore, e amatemi. Vi va, Mihail…? Anche se non ne avete voglia, anche se preferireste che ci fosse Leny al mio posto, ve ne prego, fate uno sforzo… Nel modo che volete voi, anche come una puttana, se è quello che desiderate”.

A questo link, la recensione completa di "Eugenia", di Lionel Duroy (Fazi Editore) pubblicata sul quotidiano Il Foglio di mercoledì 18 marzo.

lunedì 9 marzo 2020

"La sinistra italiana e gli ebrei", di Alessandra Tarquini (Il Mulino)

Nell’analizzare un secolo esatto di difficili rapporti fra “socialismo, sionismo e antisemitismo”, dalla nascita del Partito socialista alla fine della Prima Repubblica, Alessandra Tarquini riporta al centro dell’attenzione alcune verità poco note e piuttosto scomode.
Sulla base della tradizione filosofica marxista, socialisti e comunisti giudicavano l’ebraismo una “sovrastruttura” religiosa, una questione particolaristica da superare nell’ambito generale della lotta di classe. (...)
Il momento di svolta è la nascita di Israele, nel biennio 47/48. E’ solo in questo breve frangente che socialisti e comunisti, alleati nel Fronte popolare, sostengono la nascita del nuovo stato, in ossequio alle direttive del Cremlino. Lo stato ebraico – Alessandra Tarquini lo sottolinea con chiarezza – nasce da un errore di valutazione di Stalin. (...)
L’inimicizia della sinistra contro Israele toccherà il culmine negli anni ’80 con la leadership di Bettino Craxi, aperto sostenitore e finanziatore dell’OlP di Yasser Arafat. Solo con la fine del Psi e la quasi contemporanea nascita del Pds, in quest’ultimo partito nasceranno, su iniziativa di Giorgio Napolitano e Piero Fassino, nuove riflessioni su Israele e il suo diritto di esistere.

A questo link, la recensione completa di "La sinistra italiana e gli ebrei", di Alessandra Tarquini (Il Mulino) pubblicata sul quotidiano Il Foglio di mercoledì 4 marzo.
https://www.ilfoglio.it/una-fogliata-di-libri/2020/03/04/news/la-sinistra-italiana-e-gli-ebrei-305041/

domenica 1 marzo 2020

"I Giusti", di Jan Brokken (Iperborea)

Tutto comincia con una telefonata. L’ambasciatore olandese nei paesi baltici, De Decker, chiede al direttore della filiale Phillips di Kaunas, il suo connazionale Jan Zwartendijk, di assumere la carica di console ad interim in Lituania. Jan è un uomo coscienzioso, retto, buon padre di famiglia, e si sente in dovere di accettare. Queste stesse qualità – rettitudine, senso del dovere – lo porteranno a salvare migliaia e migliaia di vite umane, con grande rischio per sè stesso, nessun vantaggio personale, nessun riconoscimento a posteriori.
Jan Brokken torna a girovagare fra le sue predilette “anime baltiche” e scova altri Giusti, persone capaci di quel sentimento che Gabriele Nissim, con felice definizione, ha chiamato “la bontà insensata”. (...)
Siamo nel 1940. Gli ebrei polacchi e lituani sono braccati ovunque, imprigionati, deportati, uccisi. Vengono assassinati dai nazisti tedeschi, dai bolscevichi russi, dai nazionalisti lituani. Non sanno come mettersi in salvo. (...)
Qui entra in campo un altro Giusto, oggi ben più famoso dell’olandese: il console giapponese Chiune Sugihara, che – contravvenendo alle disposizioni ricevute – fornisce di un visto di transito in Giappone tutti gli ebrei inviatigli dal collega. (...)
Lunghe code si formano nei due edifici, fino alla strada: gente angosciata, esseri umani scaraventati in ogni parte del globo dalla violenza della Storia. Molti moriranno senza scampo, alcune migliaia riusciranno a salvarsi.

A questo link, le recensione completa di "I Giusti", di Jan Brokken (Iperborea) pubblicata sul quotidiano Il Foglio di mercoledì 19 febbraio.