mercoledì 12 dicembre 2018

Negazionismo turco e genocidio armeno

Una persona che ebbe una nitida comprensione sia del genocidio armeno, sia della mitologia turca, fu Adolf Hitler, con la celebre domanda: “Chi parla ancora oggi dello sterminio degli armeni?”. Siobhan Nash-Marshall, americana, docente di filosofia teoretica, affronta il tema del negazionismo turco con un approccio originale, non solo strettamente storico. (...)
Nell’arco di due anni, l’impero perde la Libia e quasi tutti i possedimenti europei. Ai turchi resta l’Anatolia, il ridotto baluardo di una identità nazionale tutta da inventare. Ma qui convivono forti minoranze musulmane e cristiane: i curdi, i greci, soprattutto gli armeni, “la più mortale delle minacce”.
Occorre “eliminare ogni traccia di armenità: le vite degli armeni, i cimiteri armeni, la cultura armena, la storia armena, l’architettura armena, i nomi armeni (...) Il genocidio è un esempio tremendo e radicale di male morale”. (...)
Nelle conclusioni, Nash-Marshall definisce il negazionismo “un’aggressione intellettuale” e ammonisce: “Il genocidio non si conclude con la sua ultima vittima umana: la negazione continua il processo genocidario”.

A questo link, la mia recensione di "I peccati dei padri -  Negazionismo turco e genocidio armeno", di Siobhan Nash-Marshall (Guerini & Associati) pubblicata sul quotidiano Il Foglio di oggi.