martedì 17 settembre 2019

"Leningrado. Memorie di un assedio", di Lidija Ginzburg (Guerini)

“E’ difficile ascrivere quest’opera a un genere letterario preciso, perché include le caratteristiche del diario, ma è anche un saggio letterario e filosofico”, scrive Francesca Gori nella prefazione. Più ancora, verrebbe da considerare queste Memorie alla stregua di uno studio di psicologia clinica, focalizzato sulle patologie derivanti dal vivere in continua lotta per la sopravvivenza.
L’assedio di Leningrado fu un fenomeno unico, nella storia della Seconda guerra mondiale, non solo per il numero effettivo delle vittime e per la spietata brutalità del nemico, ma anche per la gestione disumana della catastrofe da parte della leadership sovietica. Solo miracolosamente i leningradesi riuscirono a sopravvivere al terribile primo inverno di guerra (1941/42); in seguito le cose migliorarono, ma non di molto. (...)
Lidija Ginzburg, la cui madre morì di stenti durante l’assedio, prese molti appunti in quei 900 giorni, ma solo dopo la morte di Stalin decise di procedere alla stesura del testo, che vide la luce per la prima volta nel 1984. Questa di Guerini è la versione definitiva del 1990, l’autrice morì poco dopo.

A questo link, la recensione completa di "Leningrado. Memorie di un assedio", di Lidija Ginzburg (Edizioni Guerini) pubblicata sul quotidiano Il Foglio di mercoledì 4 settembre.

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