domenica 9 settembre 2018

"La politica dell'impossibile", di Stig Dagerman

5) Questa estate in vacanza ho letto "La politica dell'impossibile", di Stig Dagerman (Iperborea). Delusione cocente. E' un libro breve, 135 pagine (in quel formato stretto e scritte in un grande carattere). Di Dagerman avevo molto apprezzato "Autunno tedesco", scritto nel 1946 quando l'autore aveva 23 anni. Era un giovane svedese di grande talento letterario e giornalistico, perciò era stato inviato per un reportage sulle città tedesche distrutte dalla guerra. (La mia recensione a questo link: https://www.ilfoglio.it/una-fogliata-di-libri/2018/04/25/news/autunno-tedesco-stig-dagerman-una-fogliata-di-libri-191303/ ).
Colpito dalla personalità dell'autore, ho pensato di leggere altri suoi scritti, a partire da questo. Non lo avessi mai fatto. Noioso, ideologico, utopistico, fautore di un neutralismo impossibile e di un pacifismo suicida. Usa e Urss, capitalismo e comunismo, visti come opposti estremismi. Bah...! Oltretutto - ma questo non è colpa sua - un libro completamente superato, scritto nel '48 all'inizio della Guerra Fredda. Una raccolta inutile di articoli inutili.
Lui veniva da una famiglia molto di sinistra, di tendenze sindacaliste e anarchiche.
L'aspetto più interessante di Dagerman, a parte Autunno tedesco, è la sua dolorosa e tragica biografia: bloccato da una improvvisa e radicale incapacità creativa, e da una doppia delusione sentimentale, si suicida a trentun'anni, nel 1954 - mio anno di nascita.
Peccato, se avesse superato quel momento di sconforto, chissà quante altre cose belle ci avrebbe potuto regalare. Magari sarebbe diventato un grande romanziere, chissà.... Se fosse vissuto 90 anni, sarebbe morto nel 2013, tanto per dire.
Insomma questo libro l'ho sfogliato appena, e poi archiviato come un errore di valutazione E non è stato neanche l'unico, nella mia estate letteraria. (continua)


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