venerdì 4 novembre 2016

"Gli atei mi annoiano, perché parlano sempre di Dio"

Un tizio in Israele dice che il terremoto in Italia centrale è un castigo di Dio, per punire l'Italia che si è astenuta nel vergognoso voto all'Unesco contro Israele. Un altro tizio, ai microfoni di Radio Maria, dice che il terremoto in Italia centrale è un castigo di Dio, per punire l'Italia che ha approvato la legge sulle unioni civili. Questo per quanto riguarda ebrei e cattolici. Potrei fare altri esempi, ancor più eclatanti, su cristiani protestanti e ortodossi, per non parlare dei musulmani. Ma è inutile. Mi chiedo, e vi chiedo: forse una riflessione di fondo, non episodica, sulle religioni in generale, e sul c.d. "timor di Dio", e sulla stessa esistenza di un Dio creatore, andrebbe fatta, o no? Quanto tempo ancora dovrà passare, quante altre cose dovranno succedere, prima che l'umanità prenda finalmente coscienza del fatto che Dio è un prodotto dell'immaginazione umana, una finzione della nostra mente, una proiezione del nostro desiderio di assoluto...? Costa davvero così tanto, è così doloroso dover finalmente confessare a se stessi che è l'uomo che ha creato Dio, e non il contrario? Fatelo infine, serenamente, e vi ritroverete magari un po' più in pace con voi stessi. Questa vita è tutto quello che abbiamo: cerchiamo dunque di godercela in tutta libertà, nei limiti del possibile, e di convivere nella tolleranza reciproca. Parliamone. Concordiamo delle regole, mettiamoci d'accordo fra di noi. Trattiamo, senza pregiudizi.
(La citazione del titolo è tratta da "Opinioni di un clown", di Heinrich Boll, un romanzo che io ho amato molto).

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