Qui di seguito, la mia recensione di "La notte Ucraina. Storie da una rivoluzione", di Marci Shore (Castelvecchi) pubblicata sul quotidiano Il Foglio di ieri, mercoledì 1 ottobre. Abbiamo presentato questo libro, sempre ieri, presso il circolo The Mill di via Cappuccio 5 a Milano. Relatrici Olivia Guaraldo (curatrice) Elena Kostioukovitch e Giulia Lami. L'autrice è intervenuta in collegamento da Toronto.
“Era meraviglioso, perché sul Maidan c’erano persone molto diverse – ucraini, russi, ebrei, polacchi, tartari, armeni e azeri, c’erano georgiani, ucrainofoni, russofoni, c’erano neonazisti, liberali e anarchici… nel momento del pericolo tutti si sono uniti e le differenze non contavano più”. Così la storica Marci Shore, docente prima a Yale e ora a Toronto, descrive la rivoluzione ucraina di Maidan, nei mesi a cavallo fra il 2013 e il 2014.
La
notte ucraina è la vivida cronaca di un momento decisivo
della storia contemporanea europea, ricostruito attraverso le testimonianze di
molti protagonisti. Non un’analisi strettamente politica, quanto piuttosto
un’indagine attorno al vissuto individuale delle persone, nel cuore pulsante
della rivoluzione stessa.
Alla
vigilia degli avvenimenti, l’Ucraina è un paese corrotto e avvilito. La
cleptocrazia di Janukovic – un presidente con precedenti penali per rapina -
spadroneggia con la sua cricca di mafiosi. Quando cerca di far saltare le trattative
con l’Europa, per suggellare il suo rientro nell’orbita putiniana, succede
qualcosa di imprevisto. Il 28 novembre, il brutale pestaggio di un gruppo di
studenti provoca una mobilitazione spontanea e di massa che ha dell’incredibile.
Centinaia di migliaia di persone, di ogni età, estrazione sociale e orientamento politico, accorrono da tutto il
paese nella capitale, affollano Maidan e manifestano ininterrottamente, giorno
e notte, per quasi tre mesi nel rigido inverno ucraino.
Lo
scontro è sanguinoso, perché la scelta della piazza è di resistere e di difendersi
con tutta la durezza necessaria. Dopo gli scontri, ogni mattina i manifestanti
puliscono fino all’ultimo pezzetto di carta. Sulla piazza la regola è che non
si beve. Di sera le donne distribuiscono minestra calda e preparano le molotov.
Il
16 febbraio Janukovic vara le leggi dittatoriali. Con i media occidentali,
sostiene che Maidan è piena di fascisti e antisemiti, ai suoi reparti
antisommossa racconta che pullula di gay ed ebrei. Entrano in azione i cecchini,
che sparano dai tetti: i morti si contano a decine, ma la piazza resiste e respinge
ogni ipotesi di accordo. Il 23 febbraio Janukovic fugge a Mosca. Alla fine il
bilancio è di 106 morti, che verranno soprannominati “La Centuria Celeste”. L’Ucraina
rinasce sulla base di un rinnovato patriottismo civico, la società ha ritrovato
il suo fondamento morale.