Qui di seguito, la mia recensione di Le mille e una notte, di Kader Abdolah (Iperborea) pubblicata sul quotidiano Il Foglio di mercoledì 3 gennaio.
“Ho
basato la mia versione delle Mille e una notte sulla traduzione persiana
di Abdollatif Tasuji e sulla rielaborazione di mio nonno e di mio bisnonno (…) In
Arabia Saudita Le mille e una notte è un libro completamente diverso
dalle versioni che si leggono in Egitto o in Siria, a loro volta diverse
dall’edizione persiana”.
Dando
seguito a una consolidata tradizione familiare, Kader Abdolah – celebre
scrittore iraniano naturalizzato olandese - riscrive la sua personale versione
di uno dei libri più famosi e più letti al mondo.
In
questa opera non esiste un inizio e una fine, osserva l’autore, ogni storia può
essere letta indifferentemente come la prima o l’ultima. Il risultato è come un
grande fiume narrativo, paragonabile al Nilo: “La prima volta che vidi
l’antico, storico fiume Nilo, rimasi senza parole. Lo stesso stupore che ho
provato leggendo questo libro”.
In
origine vi furono I mille racconti, un antico libro persiano - spiega
Abdolah - Mille era un numero sacro per i persiani, ma gli arabi volevano
dimostrare di essere superiori a loro anche sul piano linguistico, così ne
aggiunsero una.
Questo
immenso e magmatico portato di tradizioni, culture, storie e religioni orientali
conosce un momento decisivo agli inizi del Settecento, quando un illuminista
francese, Antoine Galland, trova per caso e traduce un paio di novelle. Poi ne
trova altre, parte per il Medio Oriente e infine, girando per i mercati, ne
raccoglie a centinaia. Sono racconti che in origine furono concepiti per
istruire oralmente una popolazione per lo più analfabeta. Circolavano
attraverso libretti popolari, cui Galland riesce a dare ordine e sistematicità:
un lavoro lungo 12 anni, per un libro di 12 volumi.
Protagoniste
indiscusse, in tutto il corso della narrazione, sono le donne: donne
intelligenti, abili nel mentire, scaltre e fantasiose nell’escogitare soluzioni
per sottrarsi alla prepotenza degli uomini. “Gli uomini sono bestie, non li
devi spaventare, soprattutto non a letto. Rimani quindi lì sdraiata e morditi
la mano se necessario, non durerà a lungo. Quando hanno finito, ti crollano
accanto come morti”.
Shehrazade è l’eroina di tutte le donne orientali: la figlia del visir è bella, colta e furba, con i suoi racconti riesce a ipnotizzare il malvagio sovrano, che odia le donne e che vuole ucciderle dopo averle possedute. Per dirla con le parole di Borges, “Le mille e una notte è un’invasione dell’islam nella cultura occidentale, ma un’invasione fatta con la forza dell’immaginazione”.
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