giovedì 11 gennaio 2024

La scomunica di Hitler, di Oscar Levy (Edizioni Casagrande)

Solo in questi giorni mi sono accorto che il 21 ottobre scorso il quotidiano Il Foglio ha pubblicato questa mia recensione di "La scomunica di Hitler", di Oscar Levy (Edizioni Casagrande). 

“Come potete voi, Herr Hitler, un semplice patriota, anche solo osare entrare nel tempio di Nietzsche e venerarlo al suo sacro altare? (…) Dove sono i vostri antenati, la vostra genealogia, l’attestato della vostra razza e della vostra religione? Voi aborrite il cristianesimo e l’ebraismo, ma credete davvero che ogni pivello abbia il diritto di giudicare una religione che governa il mondo da duemila anni? Credete veramente che ciò che spetta a Nietzsche, spetti anche a voi?”.

Folgorato dalla lettura dei testi di Friedrich Nietzsche, Oscar Levy, uno sconosciuto ebreo tedesco, fra il 1909 e il 1913 cura la pubblicazione in Inghilterra dell’intera opera del grande filosofo tedesco, in 18 volumi. Levy è un personaggio originale, bizzarro: giudica il nazismo un’eresia ebraica, e il comunismo un’eresia cristiana.

La sua lettera aperta a Hitler, del 1938, ora tradotta per la prima volta in italiano da Vincenzo Pinto, rappresenta un vero e proprio atto di rivolta contro tutte le letture plebee della filosofia nicciana.

“Nietzsche non era nazionalista, mentre voi lo siete. Nietzsche non era un socialista, mentre voi lo siete. Nietzsche non era antisemita. (…) Chiamava gli antisemiti i “perdenti’. Un’altra volta scrisse: ‘Il cielo abbia pietà dell’intelligenza europea, se fosse privata di quella ebraica’”.

Levy incalza implacabilmente Hitler sul terreno filosofico: “Col tempo gli europei hanno capito che il vostro pangermanesimo era un’ideologia basata sulla filosofia di Fichte e di Hegel”, e quanto al resto, “era una propaganda assurda, ma come voi sapete e dite bene nel Mein Kampf, la propaganda deve essere limitata e insensata per avere un successo sorprendente fra le masse”. E aggiunge: “Ora, Herr Hitler, voi potete essere qualsiasi cosa: salvatore, assassino, tribuno della plebe, sonnambulo o tutte e quattro queste cose insieme. Ma io vi dico che non vi meritate nemmeno di lustrare le scarpe a Nietzsche”.

A sostegno delle sue tesi, l’autore cita Nietzsche che, in Zarathustra, scrive: “Voglio avere steccati attorno ai miei pensieri e anche attorno alle mie parole, perché i maiali e gli esaltati non irrompano nel mio giardino”, e nel 1884, in una lettera alla sorella: “Mi spaventa il pensiero che persone non qualificate e del tutto inadeguate siano chiamate a esercitare la mia autorità”.

Amarissimo e profetico è il giudizio di Levy sulle responsabilità degli intellettuali: “La verità in politica non sempre è necessaria (…) ma è essenziale nel regno della scienza e della filosofia, perché il tradimento degli intellettuali porta al fallimento dei politici, e il fallimento dei politici allo spargimento insensato di sangue fra i popoli”.

“Ma noi – i pochi veri nicciani in questo falso mondo - non possiamo e non dovremo avere dubbi. Non abbiamo nulla in comune con voi (…) Vi chiediamo quindi di lasciare il nostro giardino”. La lettera aperta di Oscar Levy resterà inedita.

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