lunedì 9 marzo 2020

"La sinistra italiana e gli ebrei", di Alessandra Tarquini (Il Mulino)

Nell’analizzare un secolo esatto di difficili rapporti fra “socialismo, sionismo e antisemitismo”, dalla nascita del Partito socialista alla fine della Prima Repubblica, Alessandra Tarquini riporta al centro dell’attenzione alcune verità poco note e piuttosto scomode.
Sulla base della tradizione filosofica marxista, socialisti e comunisti giudicavano l’ebraismo una “sovrastruttura” religiosa, una questione particolaristica da superare nell’ambito generale della lotta di classe. (...)
Il momento di svolta è la nascita di Israele, nel biennio 47/48. E’ solo in questo breve frangente che socialisti e comunisti, alleati nel Fronte popolare, sostengono la nascita del nuovo stato, in ossequio alle direttive del Cremlino. Lo stato ebraico – Alessandra Tarquini lo sottolinea con chiarezza – nasce da un errore di valutazione di Stalin. (...)
L’inimicizia della sinistra contro Israele toccherà il culmine negli anni ’80 con la leadership di Bettino Craxi, aperto sostenitore e finanziatore dell’OlP di Yasser Arafat. Solo con la fine del Psi e la quasi contemporanea nascita del Pds, in quest’ultimo partito nasceranno, su iniziativa di Giorgio Napolitano e Piero Fassino, nuove riflessioni su Israele e il suo diritto di esistere.

A questo link, la recensione completa di "La sinistra italiana e gli ebrei", di Alessandra Tarquini (Il Mulino) pubblicata sul quotidiano Il Foglio di mercoledì 4 marzo.
https://www.ilfoglio.it/una-fogliata-di-libri/2020/03/04/news/la-sinistra-italiana-e-gli-ebrei-305041/

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