domenica 1 marzo 2020

"I Giusti", di Jan Brokken (Iperborea)

Tutto comincia con una telefonata. L’ambasciatore olandese nei paesi baltici, De Decker, chiede al direttore della filiale Phillips di Kaunas, il suo connazionale Jan Zwartendijk, di assumere la carica di console ad interim in Lituania. Jan è un uomo coscienzioso, retto, buon padre di famiglia, e si sente in dovere di accettare. Queste stesse qualità – rettitudine, senso del dovere – lo porteranno a salvare migliaia e migliaia di vite umane, con grande rischio per sè stesso, nessun vantaggio personale, nessun riconoscimento a posteriori.
Jan Brokken torna a girovagare fra le sue predilette “anime baltiche” e scova altri Giusti, persone capaci di quel sentimento che Gabriele Nissim, con felice definizione, ha chiamato “la bontà insensata”. (...)
Siamo nel 1940. Gli ebrei polacchi e lituani sono braccati ovunque, imprigionati, deportati, uccisi. Vengono assassinati dai nazisti tedeschi, dai bolscevichi russi, dai nazionalisti lituani. Non sanno come mettersi in salvo. (...)
Qui entra in campo un altro Giusto, oggi ben più famoso dell’olandese: il console giapponese Chiune Sugihara, che – contravvenendo alle disposizioni ricevute – fornisce di un visto di transito in Giappone tutti gli ebrei inviatigli dal collega. (...)
Lunghe code si formano nei due edifici, fino alla strada: gente angosciata, esseri umani scaraventati in ogni parte del globo dalla violenza della Storia. Molti moriranno senza scampo, alcune migliaia riusciranno a salvarsi.

A questo link, le recensione completa di "I Giusti", di Jan Brokken (Iperborea) pubblicata sul quotidiano Il Foglio di mercoledì 19 febbraio.

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