martedì 28 marzo 2017

D’Alema & Bersani, i peggiori

D’Alema e Bersani saranno ricordati come i peggiori dirigenti politici che la sinistra italiana abbia espresso negli ultimi decenni. E’ inutile che Speranza li escluda dalle foto di gruppo, come polvere da nascondere sotto al tappeto: le loro responsabilità sono sotto gli occhi di tutti e ancora più evidenti saranno nei prossimi mesi, fino alle elezioni.
Massimo D’Alema è l’anima nera di questa scissione, ha fatto bene Renzi a ricordarlo. Un lungo lavorìo sotterraneo, preparato con cura da mesi. Un calcolo cinico e distruttivo, in malafede. Un impegno doloso, davvero degno di miglior causa, da parte di un uomo che non ha fatto altro che inanellare sconfitte e fallimenti, nel corso della sua lunga e controversa carriera politica.
Il nome di D’Alema è diventato sinonimo di cinismo, sarcasmo, denaro, potere e sottopotere, al punto da risultare inviso non solo agli avversari, ma anche a gran parte del popolo democratico e di sinistra, che non ha mai tollerato la sua spocchia da padreterno.
In nome e per conto di D’Alema, l’altro, Bersani, aveva ripreso il controllo della “ditta”, con i risultati che sappiamo: una sconfitta dietro l’altra, fino all'epilogo del 25% alle elezioni del 2013. Veltroni, sconfitto da Berlusconi cinque anni prima, aveva ottenuto il 33.
Ora Bersani, non pago delle umiliazioni patite nella famosa riunione in streaming - in cui venne liquidato da Roberta Lombardi con il celebre “noi non ci fidiamo” - se ne esce a dire che lui “lo rifarebbe”. Bravo, complimenti.
Aggiunge che i 5 Stelle “tengono in stand by il sistema” (è una critica o un complimento?) ma che “se si indebolissero, arriverebbe una robaccia di destra”. Non si capisce bene, in base a questo ragionamento, perché mai un elettore dovrebbe votare per il nuovo partito di Bersani e non direttamente per Grillo. “Non si tratta di un fenomeno transitorio” avverte, anzi è il “partito di centro dei tempi moderni”. Si tratta di “moderati arrabbiati”, per la precisione.
No, Bersani. I grillini sommano gli opposti qualunquismi di destra e di sinistra: è questo che li rende più pericolosi di tanti analoghi movimenti populisti sparsi per l’Occidente. Un mix esplosivo di totalitarismo ideologico e incompetenza politica. Pronti ad allearsi con Salvini, subito dopo le elezioni. Contro questa minaccia, i democratici, i liberali, i riformatori avrebbero il dovere di unirsi, per difendere l’Italia e la sua vocazione europea. Non di dividersi, provocare scissioni e blandire i demagoghi per meschini calcoli di bottega.

Calcoli peraltro sbagliati. Le due formazioni alla sinistra del PD (Sinistra Italiana e Articolo Uno) sono condannate alla marginalità e all'irrilevanza politica. Infatti hanno già iniziato a cannibalizzarsi. Riemergono gli antichi vizi della sinistra peggiore, settaria e livorosa, triste e perdente. D’Alema e Bersani ne sono i degni rappresentanti, e la condurranno all'ennesima, prevedibile sconfitta. 

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