venerdì 25 novembre 2016

L’Economist contro Renzi. E contro l’Italia

Il giochino di fare scrivere bene di te, o male del tuo avversario, sui "prestigiosi" giornali esteri, è l'ultimo trucchetto da furbi della politica italiana. E’ abbastanza facile trovare qualche giornalista estero compiacente che scriva a favore del governo italiano. Ma è ancora più facile trovarne un altro che scriva "contro" il governo italiano. Basta rappresentare alcuni interessi, oppure alcuni altri, e trovare chi difende questi interessi, oppure gli altri. Sono i nuovi espedienti politici del mondo globalizzato.
Aggiungo che in Europa, ma ora anche negli Stati Uniti, a Mosca, nella penisola araba, non è affatto difficile trovare qualcuno che abbia l’interesse a fare cadere il governo Renzi. Per non andare troppo lontano, immagino che nel Regno Unito, dopo la Brexit, molti sperano che l’intera Unione europea esploda in mille pezzi. Qualcuno può aver pensato che, se cade Renzi, di lì a poco salterà l’Italia intera, paese fondatore e anello debole  - visto il debito pubblico - della catena europea.
Perciò che il “prestigioso” quotidiano inglese The Economist faccia il tifo per il No, non dovrebbe essere una sorpresa per nessuno: risponde agli interessi economico-finanziari di quel paese. Agiscono contro Renzi, perché sono contro l’Europa e contro l’Italia. L’Europa debole e divisa in tanti piccoli stati, ognuno con la sua moneta inflazionata, le sue barriere doganali e i suoi muri anti-immigrati, è il sogno non solo del Regno Unito, ma anche di Trump, di Putin, di Erdogan, dell’Arabia saudita, del Qatar…

Non stupisce che tutti costoro facciamo il tifo per Grillo e Salvini. Non stupisce affatto che sostengano le ragioni del No. Stupisce e amareggia invece che molti italiani non lo capiscano.

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