Qui di seguito, la mia recensione di Bestiario artico, di Frank Westerman (Iperborea) pubblicata sul quotidiano Il Foglio di ieri, mercoledì 10 settembre.
“Il
Paralithodes camtschaticus è l’unico granchio che trascorre i primi anni
di vita in formazioni di migliaia di esemplari. Come rugbisti nella mischia,
incrociano le chele gli uni con gli altri e si trasformano in anelli di un
organismo superiore; si attaccano e creano un groviglio a forma di campana, un
agglomerato di carapaci e chele che si muove lento, su una miriade di zampe”.
E’
un libro imperdibile per tutti gli appassionati di etologia, l’ultimo reportage
di Frank Westerman, scrittore olandese autore di numerose opere di successo nel
campo della saggistica narrativa. Il volume tratta di sette specie animali,
alcune poco note, che abitano nell’estremo nord del mondo: il narvalo, il
lemming, l’anguilla, l’oca colombaccio, l’orso polare, la renna, il granchio
reale.
Bestiario
artico non è solo un’opera di carattere scientifico e
divulgativo. E’ anche un libro di storia, che racconta la vicenda avventurosa e
tragica di Willem Barents, uno dei più leggendari esploratori di tutti i tempi,
un Grande Olandese che ha dato il nome al mare più settentrionale del pianeta. Alla
ricerca anch’egli di una nuova “Via della Seta”, Barents immaginò di arrivare
alla Cina navigando verso est, illudendosi di poter costeggiare l’immensa Siberia,
e perì con tutto l’equipaggio sulla sua nave intrappolata nel ghiaccio. Solo in
questo secolo, in conseguenza del climate change, quella stessa rotta è
divenuta effettivamente percorribile, e Barents ha avuto la sua rivincita
postuma.
Il
libro è ricco di aneddoti, digressioni, incontri, episodi storici, ricordi
personali. Ne risulta un excursus divertente e piacevole, curioso e istruttivo,
in cui non mancano considerazioni filosofiche e politiche di stretta attualità.
Il
fondamentalismo animalista è amabilmente preso per i fondelli: “Se vi stupisce
che il ‘bosco’ possa parlare, allora deve anche stupirvi che un presidente
parli come se rappresentasse ‘la Francia’. Il primo giugno 2018 un gruppo di
seguaci di Latour ha aperto all’Aia l’ambasciata del Mare del Nord, sul cui
stemma figura una N formata da tre pesci”.
Come
in altri suoi libri precedenti, Westerman non rinuncia a denunciare al lettore
i crimini ambientali del comunismo sovietico, e racconta le tensioni, anche
faunistiche, al confine fra la Norvegia membro della Nato e la Russia di Putin.
Oltre a descrivere minuziosamente caratteristiche e problematiche delle sette
specie, Westerman indaga sul difficile rapporto fra l’animale e l’uomo.
“Poco dopo, mentre ci riporta a Longyearbyen sul fuoristrada, Rafal ci offre il suo punto di vista sulla relazione uomo-orso: ‘Gli orsi polari uccidono una persona ogni dieci anni, noi uccidiamo due orsi l’anno. Stiamo ancora vincendo noi”.