venerdì 15 settembre 2023

La commedia cosmica, di Frank Westerman (Iperborea)

Qui di seguito, la mia recensione di La commedia cosmica, di Frank Westerman (Iperborea) pubblicata sul quotidiano Il Foglio di mercoledì scorso.

Prende le mosse da Galileo e dalla Santa Inquisizione, l’interessante viaggio di Frank Westerman – giornalista olandese maestro nella saggistica narrativa – attraverso la “commedia cosmica”, la storia affascinante ma anche grottesca dell’uomo alla conquista dell’universo.

L’osservatorio radioastronomico di Westerbork, in Olanda, sorge sul terreno di un  campo di concentramento nazista, da cui transitarono oltre 100.000 ebrei, prima di essere deportati e soppressi ad Auschwitz e Sobibor. “La Mission Control C, mi resi conto in quel momento, si trovava esattamente di fronte all’ex baracca 56, dove Anna Frank e la sua famiglia furono messi ai lavori forzati”. I buchi neri del cosmo catturano la materia, il buco nero di Westerbork ingoiava esseri umani. L’osservatorio e il lager sono due centri nevralgici: uno in commessione diretta con l’inferno, l’altro con il cielo alla ricerca dell’infinito. “Il Giano bifronte dell’umanità”.

All’inizio del ‘900, Schiapparelli osserva i canali di Marte, così lineari da fare pensare all’opera di esseri intelligenti. Nasce la mania dei “marziani”, che affascina i futuristi e le persone suggestionabili, fra le quali un tale Percival Lowell, ricchissimo, pacifista e vegetariano. Imbevuto di positivismo, costui sostiene che “la scoperta delle verità nello spazio non differisce, se non nell’oggetto dell’indagine, dalla scoperta dei crimini sulla Terra”. Lowell ammonisce a distinguere la “mera congettura” dal risultato di un ragionamento logico, e afferma che quelli di Marte sono canali irrigui, dunque necessariamente provvisti a metà strada di impianti di pompaggio: un perfetto esempio di ragionamento logico.

Il russo Leonov fu il primo uomo a uscire dalla sua navicella per una passeggiata nel vuoto. Ma solo dopo la fine del comunismo si seppe com’era andata davvero: una disavventura tragicomica, fortunatamente a lieto fine. Come del resto quella di Sergej Krikalev, lanciato con la Mir all’epoca del crollo sovietico, costretto a bivaccare mesi nello spazio, perché a terra non c’era più chi potesse prendere le decisioni. Ritornò solo nel ’92, con addosso le insegne di un impero che non esisteva più.

L’azienda olandese MarsOne, fallita nel 2019, in poco tempo ha raccolto l’adesione di oltre 10.000 volontari pronti a trasferirsi su Marte. Ma per fortuna ora in India si fabbricano robot umanoidi, che saranno lanciati nello spazio alla ricerca di nuovi mondi - mentre il nostro chissà che fine farà. “Chi potrà impedire che un giorno negli insediamenti extra-terrestri Caino uccida suo fratello Abele?”.

4 commenti:

  1. Bisognerebbe leggere il libro, ma a me sembra che tu stia riportando una tua opinione personale. Per caso sei contrario alle missioni spaziali?

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  2. Non sono affatto contrario alle missioni spaziali, tutt'altro. La conquista dello spazio mi affascina. Il libro è un piacevole excursus, affascinante e curioso. In certi passaggi mette in luce gli aspetti grotteschi, che io ho voluto sottolineare per vivacizzare la mia recensione. Certo l'osservazione del cosmo pone l'essere umano di fronte a grandi interrogativi filosofici ed esistenziali.

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    1. Deve essere un libro davvero interessante, mi hai incuriosito.

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  3. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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